Sguardo acuto, sorriso fiducioso verso il futuro e una vocazione spiccata al fare impresa. Francesco Ferraris rappresenta la terza generazione della Finissaggio Tintoria Ferraris, azienda leader specializzata nella nobilitazione e tintoria di tessuti, con solide radici nel biellese. Una storia di successo targata Made in Italy che dagli anni ’60 continua a guardare avanti con spirito di innovazione, ma fondamenta e valori radicati nella tradizione e nelle sue persone.
Soltanto 31 anni, studi prestigiosi a Milano in Fashion Business e ruoli attivi in cariche istituzionali, il discendente Francesco Ferraris parla di impresa, sostenibilità, economia e società con l’entusiasmo e l’esuberanza del neo-imprenditore che ambisce a realizzare tanti progetti e la responsabilità e consapevolezza, di chi, giunto alla guida di una storica azienda si trova a dover scrivere il suo avvenire- sempre all’altezza di un grande nome di famiglia. Qui l’intervista per Family Biz.
Storia d’impresa è sinonimo, spesso, di storia di famiglia…
La nostra azienda nasce nel 1964 grazie a mio nonno, che allora era Responsabile di tintoria all’interno dei Lanifici Rivetti. L’azienda purtroppo cade in difficoltà e in concomitanza lui diventa padre di ben 4 figli maschi, quindi avverte la responsabilità di dover sostenere una famiglia numerosa. Apre quindi una sua impresa, investendo tutti i suoi risparmi nell’avvio del primo stabilimento di Finissaggio a Gaglianico- specializzato nella rifinitura di articoli in fibra naturale di alta qualità.
Cosa succede dopo?
Da lì poi l’azienda inizia a crescere… finché un’alluvione a fine anni ’60 colpisce il biellese, ma fortunatamente la nostra azienda non subisce danni. Invece, le altre aziende del territorio colpite fanno confluire i propri tessuti nella Finissaggio. Mio nonno non guadagna da questa situazione, ma ha la possibilità di farsi conoscere. L’azienda diventa così rinomata e subentra la 2^ generazione (due figli cambiano percorso entrando in Ermenegildo Zegna; due rimangono nell’azienda di famiglia). Negli anni ’90 avviene un ampliamento: si acquisisce un’altra tintoria per operare non sul trattamento dei tessuti, ma sui filati e tops (il passaggio precedente della filiera). A seguire si procede a consolidare e ottimizzare i processi produttivi, arrivando ad oggi a completare tutta diversificazione di prodotto che trattiamo- questo è la nostra forza, ciò che ci rende competitivi.
Parliamo del vostro business…
La nostra realtà opera per conto terzi, cioè non abbiamo un prodotto tessile di nostra proprietà, ma lo trattiamo per altri. Miglioriamo qualsiasi manufatto tessile, dal tops (ciò che c’è prima del filato) arriviamo al filato stesso, per poi arrivare al tessuto passando per il jersey, ai tessuti tecnici, corde/cordame fino all’intimo e capo confezionato (piumino, guanto, cappelli). Tutto quello che è nella filiera tessile noi siamo in grado di nobilitarlo. All’attivo, con l’acquisizione lo scorso anno di un’altra tintoria, siamo a quota 200 dipendenti, con un fatturato al 2021 si attesa poco sopra i 20 Mln/€– prevediamo quest’anno di fare un +30% dovuto, in parte alle tipologie di prodotto che sono cambiate, e dagli aumenti che stiamo a nostra volta subendo.
In cosa consiste la nobilitazione?
Se la tessitura dà vita al tessuto, la nobilitazione è la parte che gli conferisce il carattere. La tessitura intreccia i filati, la nostra parte di finissaggio agisce con tre fattori: chimico, meccanico e di temperatura. Queste tre componenti agiscono in sinergia per andare a migliorare quello che il cliente ci affida- che sia un filato o un tessuto. Nel concreto, se ci affidano un tessuto di colore greggio possiamo colorarlo; piuttosto che trattare un filato ruvido conferendogli morbidezza. Si tratta di interventi di carattere tattile e cromatico. Oggi continuiamo ad utilizzare tecniche classiche di finissaggio e nobilitazione, attraverso però l’innovazione con macchine di nuova generazione.
I vostri valori?
Sicuramente crediamo fortemente nell’importanza del fattore umano e nel valore delle persone. Nobilitare, lo dice la parola, è imprescindibile senza l’intervento delle persone– la loro maestranza e l’esperienza accumulate negli anni non sono certo paragonabili all’intervento delle macchine. I veri artefici dei nostri prodotti, unici al mondo, sono i nostri collaboratori- la nostra fortuna e il vero investimento su cui noi dobbiamo puntare nei prossimi anni e che vogliamo valorizzare al massimo.
Hai ricordi di infanzia legati all’azienda di famiglia?
Fin da piccolo mi portavano a fare il giretto all’interno della fabbrica e probabilmente già lì è scattato qualcosa e mi sono innamorato di questo mestiere fin da quando ero bambino. Alle elementari, il sabato, mio padre mi portava con lui al lavoro e per me era bellissimo. Crescere e vedere come si svolgeva il processo a contatto con le persone mi ha trasmesso un rispetto altissimo verso il lavoro, soprattutto quello degli altri. Non ho memoria di un’estate, da ragazzo, passata lontano dall’azienda. Quindi, le persone che lavorano e hanno lavorato in Finissaggio sono parte della mia famiglia.
Francesco Ferraris, Finissaggio Tintoria Ferraris
Il tuo ingresso, invece, effettivo in azienda?
Dipende da cosa intendi per ingresso. Non ho un ingresso ufficiale e una data di partenza. È da quando sono ragazzo spendo il mio tempo (per me di valore) al suo interno per imparare e comprendere il processo produttivo, attaccato alle macchine- questo fino ai 18 anni. Terminato il liceo, volevo subito entrare in azienda, ma la mia famiglia ha insistito per farmi proseguire gli studi: sono andato a Milano all’Istituto Marangoni, dove ho conseguito un corso in Fashion Business. Qui mi sono approcciato al mondo del fashion, quindi ciò che c’è oltre al settore tessile per uno sguardo d’insieme. Nonostante tutto, riuscivo a dividermi tra studio e lavoro. Finita la scuola, entro a 24 anni con effettive responsabilità, affiancando mio zio e iniziando un ruolo di direzione. All’attivo non ho un ruolo etichettabile- sono un problem solver che si prende cura dell’azienda.
Pandemia: raccontaci questi due anni nel settore tessile.
La pandemia quando è scoppiata è stato un shock, nonostante i momenti duri erano già stati affrontati (penso al 2001 con le Torri Gemelle, crisi economica del 2008,…). Il Covid ha portato ad un cambio di usi e costumi- Biella è sempre stato un mercato di nicchia molto focalizzato sul formale maschile- perché non si andava in ufficio, non si usciva a cena, non c’erano cerimonie e si stava solo a casa. Però, eccetto il periodo del lockdown duro dove c’era solo da aspettare che la tempesta passasse, il mondo si è lentamente riattivato e comunque la sfera del lusso ha mantenuto poter d’acquisto, aldilà della crisi. C’è stata però una conversione: la clientela alto- spendente non acquistava più abiti formali ma articoli che potessero dargli una soddisfazione diversa, quindi più destrutturati o più rivolti all’arredamento (cioè tendaggi, tovagliato, lenzuola). Abbiamo visto una crescita esponenziale di queste richieste.
Conflitto russo-ucraino. Ripercussioni?
La guerra non va ad incidere, ad oggi, direttamente per il nostro mercato perché non abbiamo clienti in Russia o Ucraina. Probabilmente li abbiamo indirettamente, perché lavoriamo per i migliori brand come Gucci, Dior, Chanel- loro stanno avendo delle contrazioni in quelle aree. Ma considera che la moda ha dei tempi lunghi (per ogni macro-passaggio ci vogliono almeno 6 mesi); la mia parte di filiera ancora non ne risente a livello di mercato. Il fashion sta prendendo, invece, un ulteriore colpo dalla guerra. Quello che si teme di più del Covid- dove tutti erano nella stessa situazione- è l’aumento delle materie prime: gas, energia, trasporti, prodotti chimici. Per noi, rispetto ai costi fissi di un anno fa, stiamo avendo aumenti di 8 volte di più- motivo per cui abbiamo dovuto, inevitabilmente, fare degli aumenti che non sono sufficienti per andare a coprire tutti i costi, ma sono necessari per continuare a rimanere attivi e salvare la filiera tessile.
Così giovane e già presidente di diverse Associazioni…
Sono stato presidente del Gruppo Giovani di Biella e da lì è iniziato il mio percorso in Confindustria a soli 25 anni, tra i più giovani a livello italiano. Facendo questo percorso, mi sono reso conto che la mia persona si sentiva completa quando aveva un occhio non solo rivolto all’azienda ma a tutto il territorio biellese. Per me è stata un’esperienza utilissima. Oggi sono Presidente di SMI-Sistema Moda Italia (under 40), pur essendo anche Vicepresidente sempre in Confindustria Biella. Sto puntando molto per rimettere al centro del lavoro le persone e a divulgare un messaggio in questa direzione. L’Italia non può essere competitiva su altri stati sul punto di vista economico, ma sulla qualità dei prodotti che è data anche dalle persone che lo hanno realizzato. Questi messaggi devono conferire attrattiva per le posizioni di lavoro. Il valore del lavoro è cambiato, non identifica più la persona come un tempo- ora ci sono altri parametri di riprova sociale e i social network rientrano tra questi.
Parlaci del passaggio generazionale nella vostra azienda.
Oggi stiamo vivendo un passaggio generazionale- la generazione che mi precede ha sessant’anni (sono tanti e io sono solo), quindi sarà necessario cambiare l’impostazione dell’azienda. Oggi la Finissaggio Ferraris è un’azienda di famiglia con i titolari come amministratori delegati, ma bisognerà evolvere modello. Non so se in futuro questa impostazione potrà essere ancora funzionante o sarà necessario inserire delle figure di managment, che vadano a ricoprire quelle posizioni. Il vero tema sarà quello di capire come attrarli, non solo con una posizione economica ma sarà necessario farli sentire parte di un cambiamento. Dovremmo riuscire a trasmettere concenti fondanti ai nostri collaboratori che parlano di sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Se si riuscisse ad avere un equilibrio tra questi tre aspetti si può puntare ad una vera sostenibilità, cioè ad una durevolezza e continuità nel tempo.
Le tue ambizioni come giovane imprenditore?
Le mie energie, ad oggi, sono concentrate alla mia azienda e continuo, in concomitanza, a svolgere con impegno i miei mandati istituzionali- ho una delega anche all’education e mi occupo di formazione. Parallelamente ho sviluppato anche attività in campo agricolo, oltre ad un’impresa di produzione di vino nel Monferrato. Se i nostri nonni hanno avuto il compito di ricostruire, i nostri genitori hanno avuto l’ambizione di crescere e fare di più- la nostra generazione deve avere l’ambizione di migliorare quanto gli sia stato già dato. Che sia l’azienda di famiglia, una startup, le associazioni (quindi insieme di più aziende)… se io riuscissi anche solo in parte a portare avanti questo concetto, sarei felice di spendere la mia vita nel migliorare il contesto in cui opero- professionalmente e personalmente.