Messa la laurea temporaneamente “a riposo” in un cassetto, lui ha preferito cominciare umilmente dalle basi, come operaio. Davide Cozzi, oggi 41anni, è entrato nel 2009 nell’impresa di famiglia – la torinese Cozzi Ascensori, specializzata nella installazione, manutenzione e riparazione di impianti a movimentazione verticale – Ed è partito proprio dai montaggi. Rispolverato a tempo debito il titolo accademico in Economia e Commercio, ora ne è il Chief Financial Officier. Un percorso graduale il suo, ma ben scandito. Giustificato da un lato dalle indubbie competenze informatiche del giovane, ma soprattutto motivato dalla determinazione a conoscere tutto, sin nei minimi dettagli, dell’impresa familiare. L’impegno, la serietà e la dedizione sono del resto da sempre i caratteri robusti e la “cifra” distintiva di famiglia: il padre Cesare, lo zio Ambrogio, in qualità di fondatori; quindi la mamma Loredana, “signora della contabilità”, infine i fratelli Claudio, Fabio, Andrea.
L’azienda, con i suoi 21 dipendenti, poggia la sua forza su un management coeso e motivato, i cui positivi risultati finanziari – un fatturato di 3 milioni e mezzo di euro nel 2021 – mai fanno dimenticare i valori familiari e umani di un lavoro sempre svolto coralmente e “col sorriso”, come Davide tiene in particolare a sottolineare.
Dr. Cozzi, ci presenti la sua azienda.
La Cozzi ascensori ha 70 anni nasce nel 1949 da una idea di mio padre e mio zio, Cesare ed Ambrogio Cozzi. Qualche decennio dopo, negli anni ’70, entrava a rafforzare la compagine aziendale anche mia madre, Loredana Turchini, una figura centrale nello sviluppo dell’azienda e che da subito ha assunto su di sé un onere fondamentale e delicato: quello della gestione contabile e finanziaria.
Gli anni ’80 hanno segnato il turno d’ingresso in azienda dei suoi fratelli.
Sì, infatti. Claudio oggi si occupa degli impianti di ascensori nuovi, Fabio si prende cura invece del reparto manutentivo delle opere esistenti, Andrea è responsabile della logistica. Quanto a me, sono entrato ufficialmente nel 2009, dopo aver completato il percorso universitario in Economia. Ma, forte anche dei miei studi informatici, per i primi tre anni ho preferito occuparmi della concreta installazione per meglio approfondirne problematiche e potenzialità. Sono passato dietro la scrivania nel 2012, dapprima come commerciale, poi via via sempre più assumendo il controllo del management finanziario e amministrativo.
Come si presenta sul mercato la Cozzi Ascensori?
La Cozzi è un’azienda specializzata, ma dall’offerta poliedrica. Con gli ascensori classici è in grado di fornire, montacarichi, montavivande, montauto, piattaforme elevatrici, allestimenti e cabine. Offre anche i servizi di trasformazione, sostituzione, riparazione e ammodernamento, insieme alla manutenzione e sanificazione degli impianti.
La Cozzi Ascensori ha 70 anni. 70 anni di continue trasformazioni per rispondere con prontezza alle sempre diverse richieste del mercato. Come definirebbe oggi lo stadio della vostra impresa?
Siamo attualmente in una fase di transizione, ma sempre mirata allo sviluppo. Mia madre Loredana ora è uscita dall’impresa, lasciandomi in eredità i suoi incarichi. Nel frattempo si sono moltiplicati gli impegni e le responsabilità. Anche alla luce delle evoluzioni tecnologiche dei prodotti, sono mutate alcune metodologie di lavoro. Anche noi, come la maggior parte delle imprese, abbiamo risentito del lockdown imposto dalla pandemia e ora delle impennate dei prezzi in gran parte, ma non solo, dovute agli attuali sconvolgimenti geopolitici. Ciò nonostante, grazie alla nostra determinazione e flessibilità, siamo riusciti a chiudere il 2021 con l’incoraggiante bilancio di 3 milioni e mezzo di fatturato e non intendiamo fermarci. L’obiettivo per il prossimo triennio è quello di raggiungere i 5 milioni di euro, grazie a un ulteriore 12 – 15 per cento di prevista penetrazione del mercato. E questo trend di crescita è frutto dei miei calcoli non meno che dell’impegno di tutti, famigliari e maestranze. La nostra ambizione è creare innovazione, esserne protagonisti, a livello di processi e di vision manageriale.
Ha dovuto riscontrare delle criticità nella gestione dei passaggi generazionali?
Per fortuna o per buonsenso no. Tra mia madre e i miei fratelli le differenze sono più anagrafiche che non di vedute. La sintonia del resto è un fattore che non si crea a caso e che va costruito e rimodellato di giorno in giorno. Tra noi organizziamo anche incontri di approfondimento sugli obiettivi aziendali a lungo termine e ancora momenti di team building appositamente dedicati. Giornate che esulano dall’ordinaria operatività aziendale, ma che risultano cruciali per consolidare la fiducia, rafforzare la collaborazione e stimolare allo sviluppo. Non si tratta di perdite di tempo, ma di rigeneranti occasioni che danno slancio e motivazione a tutti noi.
Lei non nasconde certo di coltivare progetti ambiziosi. Come considera il suo ruolo nello sviluppo del business aziendale?
Il CFO, lo sappiamo tutti, ha compiti delicati. Tesse trame sottili, che devono però diventare compatte piattaforme di decollo. Fedele alle lezioni impartite da mia madre, sto consolidando i rapporti istituzionali con organismi di credito e con alti profili professionali. Faccio leva su un network di competenze diversificate per sfruttare al meglio le opportunità dischiuse dal contesto finanziario e operativo. Valga su tutto un esempio: i nostri unici servizi di completa presa in carico, anche amministrativo, di finanziamenti in 18 mesi a tasso zero, a beneficio dei condominii che installino o sostituiscano ascensori. Per tutti i soggetti in campo il vantaggio è evidente: c’è la garanzia di immediata liquidità, senza i grattacapi di procedure burocratiche talvolta ostiche e faticose, di cui ci sobbarchiamo interamente noi…
Davide Cozzi, Cozzi Ascensori Srl
Davide Cozzi sa quindi mettere ben a frutto le sue doti da economista.
Più che altro non dormo sugli allori. Considero l’attività di impresa come un addestramento continuo. E infatti alle competenze che normalmente si acquisiscono sul campo cerco di unire sempre saperi più sistematici e scientifici, dati dalla didattica specialistica e professionale. Mi faccio scrupolo, per esempio, di seguire i corsi di formazione organizzati dall’Unione Industriale. Proprio di recente ho completato la prima edizione del ciclo “Imprenditorialità e management per il 2030”, un percorso executive di alta formazione manageriale eimprenditoriale, organizzato dall’University Network Business School (CUOA), Politecnico di Torino e la business school torinese Skillab. Un’iniziativa sostenuta dalla Camera di Commercio di Torino.
La volontà instancabile, la determinazione, l’ostinazione a non dare mai nulla per scontato…Questi i valori che fanno parte della sua storia professionale ed evidentemente del suo carattere. Tutto ciò è condiviso in azienda?
Ebbene, orgogliosamente posso dire di sì. Tutti quanti noi – fondatori, fratelli e impiegati che formano la nostra grande famiglia – possiamo senza alcun dubbio definirci un’azienda con il sorriso. E in particolare noi che occupiamo le posizioni di vertice teniamo molto che questo clima di sereno e collettivo impegno non venga mai meno. Perché crediamo che la collaborazione germogli e fiorisca solo nel quadro di un’atmosfera distesa e che solo così si possa tutti – pur nelle diversità di attitudini, competenze e talenti, ma sempre con la tenacia di un sol uomo – tendere alla qualità.
Quali sono le sfide di Davide Cozzi e della stessa Cozzi Ascensori?
Nel contesto globale in cui ci troviamo ad agire, la posta in gioco è sempre la stessa per tutti. E anche la più difficile. Dobbiamo sapere leggere il presente per anticipare le dinamiche dei mercati di domani. E mai farci scoraggiare dagli imprevisti, che, più o meno rischiosi, più o meno gravidi di conseguenze, sono sempre in agguato. Come quelli rappresentati da un virus minuscolo e letale o dalla grande minaccia di un conflitto in stile novecentesco, che serpeggia e sconvolge gli equilibri economici europei. Contesti subdoli in cui dovremo pur abituarci a muoverci senza mai perdere fiducia nel futuro.
Ci conceda un minimo sconfinamento nella storia personale. Un giovane imprenditore positivo e aperto agli stimoli come lei vorrebbe che i propri figli seguissero le proprie orme?
Certo che sì. Mi piacerebbe molto, perché penso all’azienda come a una realtà viva che si sviluppa in famiglia con noi, ne condivide gli stimoli e la serena volontà di crescita, e in una parola si fa perno importante della nostra felicità.
Da questo punto di vista non posso che desiderare di affidare alla mia progenie le garanzie di una continuità imprenditoriale. Ma i figli si sa non sono mai proprietà dei genitori. I miei Cesare e Giacomo, che sono ancora dei bambini, la loro strada dovranno trovarsela da soli. Magari al nostro fianco, magari in un altro angolo del mondo.