mercoledì, Luglio 16, 2025

Strutturare il family business per rilanciarlo

Il caso di Laurini Officine Meccaniche Srl

by Annarita Cacciamani

 

Nel cuore della Pianura Padana, a Busseto a pochi chilometri dal fiume Po, si trova Laurini Officine Meccaniche, una realtà imprenditoriale solida e in continua trasformazione. Fondata nel 1955 da Lodovico Laurini, ha attraversato decenni di cambiamenti evolvendosi da piccola officina artigianale a player internazionale nel settore delle macchine per movimento terra, pipeline, demolizione e tunneling. Oggi, con settant’anni di storia alle spalle, a guidare l’azienda c’è Marco Laurini, affiancato dai figli Margherita e Lodovico, rappresentanti della terza generazione. «Nel 2022, in un momento di difficoltà, abbiamo fatto una scelta insolita per un’azienda di famiglia: scegliere un direttore esterno alla nostra famiglia. Oggi siamo molto più strutturati per affrontare al meglio il passaggio generazionale» spiegano Marco e Margherita Laurini.

Ci raccontate la storia di Laurini Officine Meccaniche?

 Marco Laurini: Tutto è cominciato nel 1955, quando mio padre Lodovico decise di mettersi in proprio come artigiano. All’inizio si occupava prevalentemente di riparazioni su trattori e macchinari agricoli – naturale, considerando che eravamo in un territorio a vocazione rurale. Poco dopo arrivarono i primi collaboratori, e l’officina iniziò a costruire anche attrezzature per le cave di sabbia del fiume Po. Il vero cambiamento è arrivato quando abbiamo cominciato a lavorare con le grandi aziende che si occupavano di metanodotti. Col tempo siamo passati dalle riparazioni alla progettazione e costruzione di macchinari per la posa di metanodotti. La prima macchina che abbiamo progettato è nata quasi per caso: dopo un incidente sul lavoro che mi ha tenuto fermo per mesi, ho iniziato a disegnare e a progettare una nuova macchina. Quel progetto è poi diventato un brevetto, e ha segnato l’ingresso dell’azienda nel settore pipeline. Oggi esportiamo in tutto il mondo: le nostre macchine sono presenti in cinque continenti.

 

 

L’azienda compie 70 anni. Quale slancio ha dato l’ingresso delle nuove generazioni?

Margherita Laurini: La nostra generazione ha portato, innanzitutto, un cambio di approccio. Mio fratello, perito meccanico, ha iniziato a lavorare qui subito dopo le superiori e oggi è responsabile della produzione in outsourcing. Io invece ho seguito un percorso diverso: laurea, esperienze in altre aziende, e solo due anni fa sono rientrata in azienda come CFO. Questo ci ha permesso di affrontare il nostro ingresso con competenze diverse e complementari. Nel nostro team abbiamo anche Michelangelo Blasi, nostro coetaneo, che in azienda è partito come responsabile commerciale dei ricambi e oggi ricopre il ruolo di Direttore Generale. Una delle prime cose su cui abbiamo lavorato è stata la strutturazione aziendale. L’azienda è diventata più organizzata, con ruoli ben definiti e processi più strutturati, una maggiore digitalizzazione e l’introduzione di sistemi per il controllo di gestione. Abbiamo eliminato molto cartaceo, introdotto un cloud per monitorare attività e commesse, e adottato nuove tecnologie anche nei software di progettazione. Mio padre ha sempre avuto uno spirito innovativo: già a fine anni ’90 volle il sito web aziendale, quando ancora era una rarità nel nostro settore.

 

Quanti sono i membri della famiglia che lavorano in azienda e con quali ruoli?

Marco Laurini: Attualmente in azienda siamo io, mia figlia Margherita e mio figlio Lodovico. Io mantengo un ruolo attivo, sia nella parte di gestione sia in quella commerciale, e coordino i vari responsabili di reparto. Margherita segue la parte finanziaria e gestionale, mentre Lodovico si occupa della produzione in outsourcing. La nostra è una presenza familiare forte, ma equilibrata, e lavoriamo in modo da garantire una gestione manageriale dell’impresa.

 

Come è organizzata Laurini Officine Meccaniche a livello di governance? Ci sono nel vostro organico anche manager esterni?

 

Margherita Laurini: Proprio per affrontare meglio la transizione generazionale, nel 2022 abbiamo nominato un direttore generale, Michelangelo Blasi: un ragazzo giovane che aveva solo 28 anni quando ha assunto l’incarico, ma ha saputo dare un contributo decisivo in un momento delicato. Stavamo attraversando una crisi finanziaria e ci serviva un approccio nuovo, dinamico, capace di rompere con certe rigidità del passato. L’inserimento di Michelangelo ha portato nuove energie e idee, e ha avuto un ruolo importante nella ripresa che ci ha portati, l’anno successivo, a raggiungere il record storico di fatturato e marginalità.

Marco Laurini: È stata una scelta insolita per un’azienda familiare, ma necessaria. Dopo tanti anni, passati con una struttura concentrata su poche figure, oggi abbiamo un’organizzazione articolata: ogni reparto ha un responsabile, c’è un ufficio acquisti dedicato, una persona per sicurezza, ambiente e qualità, e l’ufficio tecnico è cresciuto molto specializzandosi in diversi settori. All’inizio facevo tutto io: progettavo, costruivo e vendevo. Ora possiamo permetterci di delegare e concentrarci sulla visione strategica di lungo periodo.

 

Avete in previsione nuovi passaggi generazionali? Se sì, come si sta preparando il/la “leader del futuro”?

Margherita Laurini: Siamo in pieno secondo passaggio generazionale. Mio padre è ancora centrale, soprattutto nella parte tecnologica e progettuale, e sappiamo bene che certe competenze non si trasferiscono facilmente. Tuttavia, ci sta lasciando molto spazio. Abbiamo la possibilità di fare scelte, investimenti, prendere decisioni – una fiducia che non è scontata in un’impresa familiare. È qualcosa che mio padre ha ricevuto a sua volta da suo padre, e che lui stesso vuole trasmettere a noi. Questo ci permette di crescere e prepararci gradualmente a prendere in mano completamente il timone.

Marco Laurini: Io ho 65 anni, e tra qualche anno lascerò l’azienda nelle mani dei miei figli. Sto lavorando affinché siano pronti. L’obiettivo è avere una gamma di prodotti più standardizzati, che permetta all’azienda di operare anche senza la mia supervisione tecnica diretta. Anche se oggi una parte importante del nostro valore è la capacità di fare engineering su misura, stiamo cercando di costruire una struttura solida, che possa reggere in autonomia, con un ufficio tecnico che è il cuore pulsante dell’azienda.

 

 

Come vede la sua azienda nel futuro prossimo? Avete mai valutato di aprire il capitale societario a partner esterni o esteri?

Margherita Laurini: Durante la crisi del 2022 abbiamo valutato anche l’ipotesi di aprire il capitale. Alla fine, però, abbiamo deciso di affrontare il momento difficile restando uniti. Ed è stata la scelta giusta: l’anno successivo è stato il migliore della nostra storia. Questo ci ha insegnato molto anche su cosa potrebbe significare, in futuro, un’eventuale partnership esterna. Oggi non cerchiamo attivamente investitori, ma siamo aperti ad accogliere, eventualmente, un socio di minoranza, meglio se un partner industriale. Abbiamo, inoltre, appena presentato al Comune il progetto per un importante ampliamento dello stabilimento. Un nuovo capannone, più grande e attrezzato, che ci permetterà di aumentare la capacità produttiva, costruire macchine ancora più complesse e assumere nuovo personale. Se tutto va come previsto, sarà pronto nel 2026. Il Comune di Busseto ci sta sostenendo e questo progetto inevitabilmente porterà valore anche al territorio.

Marco Laurini: Guardiamo avanti, sempre. Le nostre quattro linee di business – macchine per metanodotti, demolizione, consolidamento dei terreni e manutenzione delle gallerie autostradali – sono oggi affiancate da una nuova business unit dedicata all’ingegneria su misura. È un settore in crescita, dove ci vengono richieste soluzioni che nessun altro propone. E questo ci contraddistingue: innovare, personalizzare e restare indipendenti, ma aperti al mondo.

 

 

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