Fondata nel 1895 a Parma, l’Azienda Agricola Bertinelli è una storica realtà familiare giunta oggi alla terza generazione. Specializzata nella produzione di latte di alta qualità e nella lavorazione del Parmigiano Reggiano DOP, l’azienda si distingue per aver saputo coniugare tradizione casearia e innovazione imprenditoriale. Oggi è guidata da Nicola Bertinelli, che ha raccolto il testimone familiare portando avanti un ambizioso progetto di diversificazione e valorizzazione del marchio, mantenendo sempre al centro l’identità agricola e il legame con il territorio emiliano. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua esperienza di leadership nel contesto della successione familiare, tra sfide, scelte e visione per il futuro.
Nicola, ci racconti chi sei e qual è la storia dell’azienda di famiglia?
Sono alla guida dell’Azienda Agricola Bertinelli, una realtà di famiglia fondata nel 1895 a Noceto, nel cuore di Parma. La nostra impresa si è specializzata nella produzione del Parmigiano Reggiano, un’eccellenza italiana che rappresenta tradizione e passione. Da sempre, abbiamo cercato di coniugare la sapienza artigianale tramandata da generazioni con l’innovazione tecnologica, per offrire un prodotto che rispetta la qualità e l’autenticità del territorio.
Qual è stato il suo percorso personale e professionale prima di prendere in mano l’azienda?
Ho studiato Scienze Agrarie ed Economia e Commercio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, arricchendo la mia formazione con un master in Economia all’Università di Guelph, in Canada. Prima di tornare a Noceto per dedicarmi all’azienda, ho lavorato come docente universitario in Economia per quattro anni. Questa esperienza mi ha permesso di acquisire competenze che oggi applico quotidianamente nella gestione e nello sviluppo dell’impresa familiare.
Le imprese familiari spesso si tramandano valori, ma anche rigidità. Come si rompe questo schema senza perdere l’identità?
È un equilibrio delicato. Bisogna valorizzare la propria storia e i propri valori, ma essere pronti a rivederli e rinnovarli. Questo si fa solo con una cultura di apertura al confronto, anche con le nuove generazioni. Tenere l’equilibrio fra tradizione e innovazione non è semplice per nessuna realtà. Personalmente credo fermamente che il valore di un’azienda familiare stia nella capacità di rispettare le proprie radici, senza però rinunciare a guardare al futuro. Guardare al futuro spesso significa fare innovazione. Nel nostro caso, abbiamo investito in tecnologie e processi produttivi avanzati che migliorano la qualità e l’efficienza, ma senza mai compromettere la lavorazione artigianale e l’autenticità del Parmigiano Reggiano. Nel concreto è un equilibrio delicato, ma fondamentale per continuare a crescere restando fedeli alla nostra identità. Aggiungo che la perdita di competitività può derivare anche dalla difficoltà delle imprese familiari di innovare mantenendo però il legame con la tradizione. Spesso si resta ancorati a un modello che ha funzionato in passato, senza saper anticipare i cambiamenti del mercato e delle tecnologie.

Quanto pesa la paura di cambiare nei passaggi generazionali?
La paura di cambiare è un freno potente, soprattutto nel passaggio generazionale. Ma proprio in quel momento serve una leadership coraggiosa, che sappia mettere da parte il ‘timore di tradire’ per guardare al futuro con pragmatismo. La leadership familiare si costruisce investendo nelle persone, nella formazione e nel confronto. Essere competenti significa saper gestire anche le relazioni, non solo i numeri. Se dovessi sintetizzate il tutto scegliendo un ingrediente chiave per il passaggio generazionale, direi la volontà di imparare continuamente, di mettersi in discussione e di saper ascoltare.
Il Caseificio Bertinelli ha attraversato diverse fasi di trasformazione. Qual è stata la più difficile? E la più necessaria?
Per il Caseificio Bertinelli, la sfida più difficile è stata trasformare un’attività tradizionale in un’impresa moderna, capace di affrontare mercati più esigenti. Necessaria è stata una rivoluzione culturale interna. Per me, crescere significa prima di tutto saper migliorare costantemente, non solo in termini di fatturato, ma anche di qualità, cultura d’impresa e capacità di innovazione. Oggi l’azienda ha innovato e rinnovato il processo produttivo interamente. L’azienda gestisce autonomamente tutte le fasi della produzione, dall’allevamento delle bovine all’alimentazione con foraggi coltivati biologicamente, fino alla lavorazione del latte e alla stagionatura del Parmigiano Reggiano. Questo approccio garantisce il controllo completo sulla qualità e sulla sostenibilità del prodotto. Nonostante l’uso di tecnologie moderne, l’azienda mantiene la lavorazione artigianale del formaggio, preservando le tradizioni secolari del Parmigiano Reggiano. Le visite guidate al caseificio permettono ai visitatori di scoprire tutte le fasi della produzione del Parmigiano Reggiano, offrendo un’esperienza sensoriale unica che valorizza la trasparenza e la qualità del processo produttivo.
Molte aziende familiari temono il cambiamento. Lei invece lo ha cercato. Che cosa ha imparato ‘dall’altra parte del guado’?
Dall’altra parte del guado ho imparato che il cambiamento è un’opportunità di crescita, non solo un rischio. Bisogna però accompagnarlo con competenza e una visione chiara, per non disperdere l’identità. Ogni giorno lavoro per onorare l’impegno delle generazioni che mi hanno preceduto, innovando e adattandomi ai cambiamenti senza perdere di vista i valori fondamentali. Un’azienda familiare è come un organismo vivente: cresce, evolve, ma conserva sempre la sua anima. Per me, è una missione personale e un motivo di orgoglio.
In che misura la trasformazione del business è stata anche una trasformazione personale?
La trasformazione del business è stata anche personale: ho dovuto mettere in discussione me stesso, imparare continuamente e, soprattutto, affidarmi a persone con competenze diverse dalle mie. Il momento di cambiare direzione arriva quando il mercato ti dice che quello che hai fatto finora non basta più. Cambiare non è tradire, ma evolvere per restare vivi. Detto ciò, il mio mantra potrebbe essere così sintetizzato: abbraccia il cambiamento, ma non perdere mai la tua storia e il legame con la terra. Solo così potrai costruire un futuro solido e autentico.
L’unità in una famiglia imprenditoriale è una forza, ma anche una trappola. Qual è il limite tra complicità e compiacenza?
L’unità è una grande forza, ma se diventa omertà o immobilismo è un problema. Serve un dialogo aperto e onesto, dove le differenze si confrontano per crescere insieme.
Lei è anche presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Che ruolo ha questo incarico nella sua visione aziendale?
Essere presidente del Consorzio è un grande onore e una responsabilità importante. Mi impegno a tutelare e promuovere il Parmigiano Reggiano a livello nazionale e internazionale, difendendo la sua autenticità e il lavoro di tutte le aziende produttrici. Questo incarico si integra perfettamente con la mia visione di azienda familiare: valorizzare le eccellenze del territorio e preservare il patrimonio culturale che rappresentiamo.