Il caso Nastrificio Sirene Srl
Nastrificio Sirene è una piccola e media impresa familaire della provincia di Biella che ha saputo affermarsi e riqualificarsi nel campo della produzione di nastri, superando le avversità sopraggiunte con il “cigno nero” del 2008. Fondata nel 1980 dal giovane perito meccanico Nello Carnio, l’azienda inizialmente ditta individuale commercializzava telai, poi si è evoluta grazie alla passione del fondatore per la tessitura, che è stata trasmessa ai suoi due figli, Sonia ed Alessandro. Abbiamo incontrato Sonia Carnio, oggi Sales Manager dell’organizzazione, che ci ha raccontato come l’impresa si è trasformata negli ultimi 20 anni.
Sonia, quanto ha inciso la diversificazione nello sviluppo del vostro business?
Molto. Fino all’anno 2000 ci siamo concentrati sulla produzione di nastri per le bomboniere. Se non avessimo intercettato nuove nicchie di mercato e nuove tipologie di clienti, oggi probabilmente non esisteremmo più e questo lavoro di riqualificazione è stato portato avanti da me e mio fratello. I nostri nastri oggi vengono destinati al mondo del packaging (anche di lusso) in svariati settori, come quello dell’industria dolciaria e floreale, ma anche al mondo della moda e dell’arredamento. Abbiamo inoltre introdotto personalizzazioni del prodotto a vari livelli, anche grazie all’impiego di nuovi macchinari per la stampa. Un altro fattore che sicuramente ci ha aiutati è quello di aver sviluppato tutta la catena di produzione all’interno dell’azienda, così da poter controllare da vicino la qualità della stessa.
La crisi del 2008 è stata una delle principali sfide per la vostra azienda…
Esatto. Quel “cigno nero” ha rappresentato per noi una svolta radicale, sia perché abbiamo completamente stravolto la nostra produzione, ma anche perché abbiamo dovuto intercettare nuovi mercati per sopravvivere. Dal 2008 la Cina si è imposta sui mercati e tanti nostri concorrenti hanno smesso di produrre, iniziando ad importare. Anche noi ci siamo trovati di fronte a quel bivio: importare o continuare a produrre. Abbiamo scelto di investire in macchinari all’avanguardia ed abbiamo aumentato sia la produzione che la qualità della stessa, puntando sul valore del Made in Italy. Oggi siamo molto versatili e in grado di offrire tante tipologie di soluzioni per ogni settore (in termini di tessuti, colore, stampe personalizzate). Siamo molto distanti dall’approccio cinese, che ha altri costi ed altri tipi di normative. Dopo tanti anni possiamo dire di aver preso una decisione lungimirante, perché oggi stiamo fortunatamente assistendo ad un ritorno del valore del Made in Italy.
Qual è la vostra politica sulle materie prime in relazione alla vostra strategia di branding?
Noi acquistiamo le materie prime esclusivamente da aziende italiane e facciamo a monte molta ricerca su questo. Ci piacerebbe che queste materie prime fossero totalmente Made in Italy. Purtroppo però oggi la produzione di molti materiali, come poliestere, cotone, canapa, lino, viene ancora in parte delocalizzata all’estero.
Come gestite il tema della governance in azienda?
Nostro padre, Nello Carnio, ci ha trasmesso totalmente la sua passione per questo lavoro ed è tuttora al comando dell’azienda con il ruolo di Amministratore unico e legale rappresentante. Lui segue la parte della produzione. Mio fratello Alessandro segue tutta la parte amministrativa e tecnologica. Ultimamente ha apportato diverse migliorie a livello di automazione e digitalizzazione dell’azienda avendo un talento innato per la programmazione: pensa che ha sviluppato da solo il nostro nuovo gestionale, il quale riesce a coordinare tutte le nostre lavorazioni. Io invece seguo tutti gli aspetti commerciali e creativi che riguardano lo studio delle nuove tendenze.Ognuno di noi ha quindi un ruolo ben distinto, opera in completa autonomia nel proprio ambito e ne è l’unico referente per la gestione quotidiana. Quando ci riuniamo per discutere e prendere decisioni, lo facciamo per questioni più generali e decisive per il nostro family business.Questa è una regola fondamentale che ci siamo dati in famiglia per far crescere l’azienda nel migliore dei modi, dato che appunto siamo molto uniti, abbiamo fiducia reciproca e la stessa motivazione alla base. Certamente ognuno ha le proprie idee e una propria visione su determinati argomenti. Nostro padre ad esempio è molto legato alla tradizione. L’esserci attribuiti dei ruoli distinti ci aiuta comunque molto ad evitare possibili scontri e ci fa lavorare con maggiore serenità.
In quale aspetto dell’evoluzione della vostra azienda è emerso maggiormente il confronto tra le due generazioni?
Nonostante mio padre abbia una mentalità molto aperta sul lavoro, la parte in cui è emersa di più la differenza generazionale forse è la fase di cambiamento dei metodi di vendita e di organizzazione della rete commerciale che risale al 2006-2007. Sembra banale ma vendere un nastro non è semplice, serve tempo, conoscenza approfondita del prodotto e amore per quello che si vende. Un nastro su una cartella colori può non dire nulla, va mostrato, fatto maneggiare, va spiegato e avrà tutto un altro effetto. Soprattutto se la clientela non è più specializzata come un tempo e il proprio mercato viene inquinato da materiali di importazione che sono spacciati per nastri ma che, in verità, nastri non sono.
Dopo l’avvento di internet abbiamo così puntato tutto su pochi commerciali interni che affiancavo io direttamente nei giri clienti e che hanno sostituito gli agenti di commercio (plurimandatari); inoltre ci siamo focalizzati su cataloghi fotografici molto particolareggiati e cartelle colori inviati a ogni cliente. Devo ammettere che è stata una sfida bella e non facile, soprattutto per gli anni successivi, ma che oggi, possiamo dire, ci ha dato ragione.
Ti occupi in autonomia della gestione commerciale?
Sì, nel corso degli anni ho sviluppato il nostro portafoglio clienti nell’ambito del B2B, grazie alle diversificazioni di cui ti ho parlato. Sono entrata in contatto con aziende che producono altri materiali per il confezionamento del pacco regalo ed ho creato con loro delle collaborazioni, tra cui uno showroom condiviso.
Che progetti hai per far crescere l’azienda?
Creare nuovi posti di lavoro, dato che nel 2022 abbiamo avuto un sostanziale incremento di ordini e che prevediamo ulteriori possibilità di crescita. Sempre l’anno scorso abbiamo concluso un’operazione di acquisizione di un’azienda di Biella che stampava nastri e produceva etichette per l’abbigliamento, sia adesive che in tessuto. Quest’anno stiamo facendo la stessa operazione con un’azienda lombarda. Per noi è stata un’occasione per crescere inorganicamente, acquisendo macchinari, nuovi clienti e personale specializzato per poter ampliare il nostro raggio d’azione nell’industria della moda e dell’abbigliamento.
Oltre alle acquisizioni, avete mai pensato alla creazione di nuovi business?
Sicuramente ci abbiamo pensato, ma è ancora tutto in fase di definizione. Stiamo ragionando su un nuovo business e stiamo cercando di capire se crearlo internamente all’azienda oppure all’esterno, come attività parallela.
La tua visione del futuro?
Stiamo lavorando affinché il nostro business non sia più solo ciclico e legato ai picchi stagionali. Vorrei poter lavorare a ritmi costanti tutto l’anno, consolidando tutto ciò che nostro padre ha creato da zero. È un riconoscimento che dobbiamo in prima battuta a lui, perché lo abbiamo visto impegnato in questo progetto per tutta la sua vita.