Non tutti i fallimenti vengono per nuocere. Il caso della Famiglia Galante, imprenditori da oltre 40 anni in Veneto, è un esempio che rivaluta l’insuccesso come portatore di nuove chances. Infatti, nel 1976, Liborio Galante alla guida dell’export della Carman (ex azienda componentistica per macchine da calcestruzzo) coglie la sua opportunità: rileva la società e fonda la nuova Metalgalante. Oggi, la realtà è leader nella produzione di autobetoniere autocaricanti e presente in più di 150 Paesi con il brand Carmix. Al timone ancora il fondatore, insieme ai discendenti Manuela e Massimiliano- perché quando la famiglia è unita, l’impresa è di successo.
Per Family Biz l’intervista a Manuela, Direttore Marketing e seconda generazione di Metalgalante.
Ci racconta come è avvenuto il suo ingresso nell’azienda di famiglia?
Non è stato immediato perché in realtà la mia grande passione è sempre stata la medicina infatti mi ero iscritta alla facoltà di Medicina e Chirurgia ma dopo tre anni ho capito che la mole di studio non era adatta a me! Essendo cresciuta nel mondo delle autobetoniere, fin da piccola i miei genitori mi hanno sempre portata con loro alle fiere o nei loro viaggi di lavoro, è stato naturale abbandonare gli studi per entrare in azienda. Non prima, però, di aver fatto qualche anno di gavetta in altre aziende del settore. L’esperienza più costruttiva ed importante, sia a livello lavorativo che umano, è stato l’anno che ho fatto in Inghilterra alla JCB- azienda leader nelle produzioni di macchine movimento terra. La mia grande passione è viaggiare e grazie al mio lavoro posso farlo spesso visitando diversi paesi molti dei quali non sono destinazioni turistiche che quindi non avrei mai visitato. Altra mia passione l’Harley Davidson, ho due moto e ogni anno faccio migliaia di km in giro per l’Italia e l’Europa.
Quale è il suo ruolo all’interno dell’azienda e la sua ambizione nella crescita del family business?
Sono entrata in punta di piedi facendo un po’ di tutto per imparare tutti gli aspetti del nostro business. Con gli anni mi sono guadagnata la fiducia della famiglia e dei collaboratori. Adesso mi occupo del marketing, dei paesi di lingua francese e del mio gioiello la “Joint venture Indiana”. Fin dal primo viaggio di lavoro fatto in India, mi sono innamorata di questo splendido paese e, avendo capito immediatamente il potenziale per il nostro prodotto, ho perseverato in azienda: sono così riuscita ad aprire una JV con un partner Indiano per la produzione in loco dei nostri macchinari. Sono molto felice ed orgogliosa nel dire che già dopo tre anni la produzione indiana era quasi un terzo di quella italiana venduta in tutto il mondo. Adesso mi sto organizzando per i festeggiamenti dei 10 anni (nel 2024) ed il target da raggiungere è di 1000 Carmix vendute.
Quali sono i sogni di un giovane imprenditore?
Il mio sogno da giovane imprenditore è quello di portare avanti l’azienda di famiglia facendola crescere sempre di più. Mantenerla così com’è non mi basta. Adoro il mio lavoro, amo quello che faccio quotidianamente e mantenerla semplicemente in vita non mi basta. La mia ambizione è quella di farla crescere. Essendo un prodotto di nicchia destinato ad un settore ben specifico il mio sogno è di diventare come Caterpillar marchio conosciuto in tutto il mondo da chiunque non solo dagli operatori del settore.
L’azienda si trova in una fase di sviluppo o di rilancio?
Sia in una fase di sviluppo che di rilancio. Abbiamo aperto la JV in India quasi 10 anni fa e per seguirla bene ci occupa gran parte delle nostre energie e del nostro tempo. Pochi anni fa abbiamo aperto una nuova società negli Stati Uniti per la vendita di calcestruzzo utilizzando le nostre macchine e attualmente stiamo vagliando l’opportunità di una nuova società in Francia per la produzione di e vendita di calcestruzzo in modo ecosostenibile riciclando l’avanzo giornaliero. Credo sia nell’indole dell’ imprenditore essere sempre alla ricerca di nuove opportunità e nuove sfide per la propria azienda e per se stessi.
Manuela, Direttore Marketing e seconda generazione di Metalgalante
Come siete riusciti a valorizzare il brand nel family business?
L’azienda è stata fondata da mio papà nel 1976 e da sempre è stato molto attento all’importanza del marketing e della giusta valorizzazione del brand. Tant’è che oggi in tutto il mondo ci conoscono come Carmix che è il brand e non come Metalgalante che è la nostra ragione sociale. Un altro punto di forza è stato quello di guardare sempre all’export. Mio papà come me è sempre stato appassionato di lingue- ne parla molte- e da quando ha fondato l’azienda ha sempre guardato ai mercati esteri.
Hai riscontrato delle criticità nella gestione dei passaggi generazionali?
No, ho avuto la fortuna di avere un padre che ha sempre creduto nelle capacità mie e di mio fratello. Fin da subito ci ha sempre lasciato autonomia nelle scelte. Le decisioni importanti che riguardano l’azienda vengono sempre discusse tutti e tre insieme, per tutto il resto ognuno è autonomo ed indipendente nelle questioni di propria pertinenza.
Come avete affrontato difficoltà o momenti di crisi (se ci sono state)?
I momenti di crisi ci sono per tutte le aziende, l’importante è restare uniti e mantenere saldi i focus aziendali. Noi abbiamo sempre puntato sulla qualità dei nostri prodotti che deve essere sempre preservata. A questo non abbiamo mai rinunciato neanche quando sarebbe stato più semplice optare per fornitori più economici e quindi di qualità inferiore. Inoltre la nostra grande fortuna è quella di essere sempre stati rivolti verso l’Export. Con una percentuale pari al 98% che comprende tutto il mondo: abbiamo la fortuna che se un mercato è in crisi, ce n’è sempre un altro in crescita.
A proposito di passaggio generazionale, sulla base della sua esperienza, come si fa a non commettere errori nel parlare con le diverse generazioni?
Questa è una domanda che mai come in questi anni ha senso di essere posta ad un imprenditore, viviamo in un’epoca con stravolgimenti piuttosto veloci e con l’avvento del digitale- qualunque pensiero diventa “vecchio” ancor prima di essere espresso. Se una volta il passaggio generazionale era padri-figli ed aveva uno scalino temporale di una ventina di anni, oggi con la velocità delle innovazioni tecnologiche già due o tre anni rappresentano un divario enorme. E la comunicazione e le sue forme sono le prime ad andare in crisi anche tra collaboratori con pochi anni di differenza. Qui non credo ci siano regole oltre al buon senso ed all’intelligenza di capire e rispettare le differenze che alla fine possono rappresentare solo opportunità e risorse.
Fate ricorso a finanza innovativa?
Al momento non facciamo ricorso a finanza innovativa.