lunedì, Dicembre 2, 2024

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Quando l’ambizione “oltre-confine” è un affare di famiglia

Il caso Ares Carbide

di Daniela Abbondanza

Novatea SPA è un’azienda familiare di Biella che opera nel settore metalmeccanico- tra i più esclusivi distributori di utensileria estera sul mercato italiano. Oggi Luca Durando, General Manager e discendente unico, riflette le ambizioni “oltre-confine” del padre, ma con la rotta opposta: attraverso la sua Ares Carbide, è lui che commercializza prodotti propri all’estero.

Proiettiamoci per un attimo alla fine degli anni ‘60. Poco prima della rivoluzione sessantottina in Italia. Giorgio Durando, dopo aver fatto esperienza nel campo dei prodotti per la saldatura, decide di entrare in un campo che non conosce minimamente ma che lo appassiona di più: la metalmeccanica. I suoi primi clienti sono coloro che lo formano sul campo in merito ai prodotti che avrebbe poi proposto sul mercato. 

Alla fine degli anni ‘70 si rende anche conto che deve guardare oltre il territorio locale, perchè quest’ultimo non propone molta offerta per quanto riguarda le lavorazioni metalmeccaniche. Inizia così a frequentare le fiere internazionali e conosce i referenti dell’azienda svedese Mircona che produce utensili standard per troncatura e gole, tutt’oggi tra i loro principali fornitori. Grazie alle sue doti commerciali riesce ad ottenere l’esclusiva dei prodotti di Mircona per il mercato italiano. Successivamente fa lo stesso tipo di accordo con l’israeliana Vargus e l’americana Accu-Lube.

In questo modo si è rafforzata negli anni la gamma di prodotti di utensileria per le lavorazioni metalmeccaniche proposti da Novatea ed è andata lentamente scemando l’offerta dei prodotti per la saldatura, anche se sono ancora oggi in minima parte a portafoglio.

Oggi Novatea SPA è completamente gestita dal figlio Luca Durando (classe ‘85) che ha puntato tutto, sin dagli albori della sua carriera professionale, sul business di famiglia.  Figlio unico, è al comando di Novatea SPA da circa 10 anni, con il ruolo di General Manager.

Luca, attualmente la vostra azienda in quale stadio si trova e quali sfide ha attraversato per arrivarci? 

L’azienda ad oggi è ancora in fase di sviluppo perché ho sempre ritenuto che “chi si ferma è perduto”. Sono una persona piuttosto ambiziosa e da quando sono in azienda ho sempre puntato al miglioramento costante: dalla gestione fisica degli articoli in magazzino, alla logistica delle postazioni degli uffici etc.

Nel tempo tutto ciò mi ha dato ragione ed è servito a crescere, sia a livello di fatturato sia in termini di competenze e di riconoscimento da parte del mercato.  Siamo arrivati fin qua, adesso l’obiettivo è andare oltre. Stiamo puntando a crescere ulteriormente ed acquisire ulteriori quote di mercato, perché nel nostro settore le potenzialità sono ancora buone. Non si tratta di acquisire nuovi clienti (nel nostro ambito siamo già ben conosciuti), ma di portare in Italia nuove tecnologie ed ampliare le nostre aree di prodotti che proponiamo in esclusiva. In sostanza migliorare ed ampliare il nostro business. Le nostre (le mie) sfide quotidiane sono molto focalizzate sulle strategie commerciali: ogni giorno dobbiamo combattere contro chi fa prezzi più bassi o contro realtà che non puntano come noi sulla qualità. Dal momento che abbiamo da sempre puntato su qualità e servizio, il prezzo non è mai stato uno dei nostri punti di forza. La nostra clientela sa che da noi troverà ottima qualità e buon servizio. Se invece cerca prezzi concorrenziali allora non siamo noi i fornitori giusti.

Prima di entrare nell’azienda di famiglia ha fatto altre esperienze professionali?

Sono in azienda da 18 anni dove ho ricoperto diversi ruoli e ho fatto gavetta davvero in tutti i reparti. Conclusi gli studi ho fatto alcune esperienze di lavoro sia in un’officina meccanica nella mia zona, sia all’estero presso i nostri principali fornitori per imparare a conoscere a fondo i prodotti che sarei poi andato a vendere in Novatea. Nel caso delle esperienze all’estero è stato altrettanto utile conoscere dal vivo le persone che lavorano all’interno delle aziende che sono ancora oggi i nostri interlocutori.

Queste esperienze sono state propense alla mia formazione sia personale che lavorativa.

Ho visto tutti i processi produttivi, interagito con chi sviluppa i prodotti ed ho compreso a fondo il perché quei prodotti sono nati. Se conosci tutto ciò che sta dietro ad un prodotto è molto più semplice trasmetterlo a chi lo deve acquistare.

Come hanno influito queste esperienze sulle sue successive scelte imprenditoriali?

Ricordo la mia prima esperienza in officina meccanica. Il titolare mi aveva chiesto di controllare un intero lotto di pezzi prodotti da un centro di tornitura CNC (ndr, CNC sta per macchina a controllo numerico): mi dovevo assicurare con degli strumenti di misurazione che i pezzi che uscivano dalla macchina di precisione fossero tutti “in tolleranza”. Dato che trovavo questo lavoro davvero noioso e che i primi pezzi che ho visto uscire dalla macchina erano tutti “in tolleranza” ho smesso di controllarli.

Quando il titolare ha effettuato il controllo finale mi ha fatto presente che su tutto l’intero lotto che mi era stato affidato più della metà dei pezzi era “fuori tolleranza” e sarebbe quindi stato sprecato. Il titolare oltre a chiedermi il rimborso per il danno arrecato mi ha chiesto di rifare lo stesso noioso lavoro su un altro lotto per i due giorni successivi. Questa esperienza servì a farmi capire che in ogni contesto ci sono alcune attività noiose che sono però necessarie per l’ottimale svolgimento lavorativo. Ancora oggi abbiamo delle procedure documentali in azienda che so benissimo essere noiose da svolgere. Però non sono affatto una perdita di tempo perché sono necessarie per impostare sin da subito un lavoro in modo corretto, evitando perdite di tempo successive. Se ad esempio la compilazione di alcuni moduli non viene fatta per dimenticanza o leggerezza o per altri motivi, a lungo andare il flusso lavorativo non è più ottimale. Insisto sempre con i miei collaboratori su questo: impiegare magari cinque minuti in più ma impostare un lavoro nel modo corretto.

Quali complessità avete incontrato tu e tuo padre nel “passaggio di consegne”?

Mio padre è ancora in azienda come amministratore delegato ma diciamo che è un incarico formale, nel senso che tutte le decisioni le prendo io da ormai 10 anni e lui mi supporta solo quando ho bisogno. Per fortuna ho avuto sin da sempre un ottimo rapporto con lui. Anche in ambito lavorativo lui non è mai stato troppo opprimente, anzi mi ha sempre lasciato carta bianca, mettendomi certo in guardia su possibili errori che aveva già fatto lui in passato. Però non mi ha mai limitato nelle mie scelte, né contrastato. In alcuni casi mi è capitato di sbagliare nonostante lui mi avesse fatto presente che sarebbe successo, ma mi ha lasciato comunque provare. Mi ha supportato nel bene e nel male.

Mi sta quindi dicendo che suo padre le ha lasciato sperimentare in prima persona cosa significa gestire un’azienda, nel bene e nel male, riconoscendo anche l’importanza dell’errore. Qualche esempio?

Esempi concreti al momento non mi vengono in mente perchè sono passati diversi anni ormai da quando sono entrato al comando dell’azienda. Ricordo però che lui non mi ha mai ostacolato in merito agli investimenti che ho pensato di fare per migliorare l’azienda. Ciò che io ho sempre ritenuto importante (e lo ritengo tuttora) è chel’azienda debba stare al passo con i tempi e rinnovarsi costantemente. Non soltanto a livello di prodotti/servizi ma anche a livello organizzativo.

Dobbiamo essere in grado di avere tutte le tecnologie più attuali a disposizione che ci permettano di lavorare più facilmente, efficacemente e quindi in maniera più produttiva. Ad esempio ogni anno abbiamo sempre reinvestito una parte degli utili nell’ottimizzazione dei flussi di lavoro, implementando nuove tecnologie. Questo aspetto è molto importante e per nulla scontato. Conosco diverse realtà imprenditoriali nella mia zona che sono ben più grandi e blasonate della nostra in cui il tema degli investimenti atti al miglioramento dei flussi di lavoro e del lavoro dei dipendenti non è sentito. In queste aziende si lavora con tecnologie obsolete che chiaramente rendono il lavoro non solo non interessante ma anche lento. La lentezza porta a lavorare meno e peggio e quindi a guadagnare meno.

 

Novatea Spa

Novatea Spa

Avete avuto modo di collaborare con startup digitali che propongono tecnologie innovative?

Nonostante in passato abbiamo partecipato ad iniziative di crowdfunding, non abbiamo mai lavorato direttamente con startup, anche perché molte di queste si definiscono innovative ma nella realtà dei fatti non lo sono per nulla. Fin da quando sono entrato in azienda ho studiato insieme ai nostri collaboratori modalità per automatizzare il più possibile i nostri processi aziendali. Nei primi anni 2000 le tecnologie disponibili erano però ancora indietro rispetto alla nostra visione. Intorno al 2017 (quando si è iniziato a parlare di Industria 4.0), siamo riusciti a trovare un buon compromesso tra la nostra idea di automazione e l’offerta di tecnologie che era disponibile sul mercato. Ma si tratta di un primo step in attesa che l’incremento tecnologico ci permetta di “completare l’opera”.Tra l’altro tramite Confindustria Biella ebbi la possibilità di visitare uno degli stabilimenti di Amazon tra i più automatizzati d’Italia e con grande piacere mi resi conto che, per quanto riguarda la logistica, i nostri flussi di lavoro sono gli stessi, seppur rapportati alla nostra piccola realtà. E per metterli in campo non ci siamo serviti di alcun tipo di consulenza. Sono davvero rimasto piacevolmente sorpreso perché non ho fatto studi di questo tipo, bensì mi sono immaginato questo assetto logistico e sono riuscito inconsapevolmente a realizzarlo come quello che ha Amazon.

Avete mai pensato ad operazioni di finanza alternativa?

Attualmente no, non ancora. Come già anticipato, noi ci concentriamo soprattutto nell’ottimizzare ciò che già sappiamo fare. La finanza innovativa non è il mio campo. Io parto da una base molto più pratica e quindi non la saprei gestire.

Che progetti ha per l’azienda e che ambizione ha nella crescita del vostro family business?

Ho degli amici che hanno aziende importanti, produttive o commerciali conosciute in tutto il mondo. Il fatto che la nostra azienda familiare sia una realtà commerciale esclusivamente legata al contesto italiano l’ho sempre visto come un fattore limitante. L’idea di non poter far conoscere il mio brand all’estero mi ha sempre un pò limitato. Avevo quindi da tempo in progetto di poter vendere una mia tecnologia all’estero. Questo mio “sogno” si è avverato nel 2019 quando ho fondato una seconda azienda Ares Carbide Srl, che produce e commercializza propri prodotti. Si tratta di tecnologie già presenti sul mercato, che abbiamo distribuito per tanti anni in Italia. Il valore aggiunto sta nel fatto che noi ne produciamo una versione ottimizzata in funzione delle esperienze fatte nel corso degli anni e che vendiamo con il mio brand a livello internazionale (con rivenditori anche in diversi Paesi europei, Australia, Sud America, Medio Oriente etc.). Questo nuovo progetto mi dà davvero soddisfazione perché è un po’ come veder crescere un proprio figlio. Purtroppo ho intrapreso questa nuova avventura nel periodo più sbagliato in assoluto perchè ho lanciato la nuova azienda due mesi prima del primo lockdown. Nonostante tutto il 2021 è andato abbastanza bene e anche per quest’anno non posso lamentarmi. 

Quali sono state le principali sfide che ha affrontato in azienda e quali le sfide future?  

Ho sempre cercato di auto-realizzare i miei sogni. Con Ares Carbide potrò finalmente mettermi alla prova sull’innovazione di prodotto.

Ha altri sogni nel cassetto, dopo aver realizzato quello di aprire una sua azienda produttiva?

La speranza di riuscire a trasmettere ai miei figli tutto ciò che mio padre ha costruito con tanti sacrifici ed io ho fatto crescere con tanta passione.

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