Tre generazioni si susseguono dal 1956 nel Gruppo Truzzi Spa, impresa familiare di Poggio Rusco (MN) specializzata nella prefabbricazione di edifici industriali e commerciali. Trasformare spazi in luoghi da vivere è la mission dell’azienda, attiva soprattutto nel Nord Italia con 120 dipendenti e un fatturato al 2021 di 40 Mln/€. Efficientamento dei processi e riconoscibilità del brand sono le sfide future presentate dal discendente ed Ingegnere Stefano Truzzi.
Stefano, ci presenti Truzzi Spa: quando nasce, di cosa si occupa e a quando risale il suo ingresso?
L’azienda nasce nel 1956, fondata da mio nonno, l’Ing. Luciano Truzzi, per la costruzione di travetti prefabbricati per solai, per costruzioni civili. In seguito la produzione si è orientata su prefabbricati industriali in calcestruzzo armato e infatti oggi produciamo principalmente questo tipo di edifici, perlopiù a scopo industriale e commerciale. A metà degli anni ’80 entra in azienda mio padre, l’Ing. Alberto Truzzi, il quale attualmente è Amministratore Unico. Nel gennaio 2018 è avvenuto il mio ingresso, dopo la laurea in Ingegneria: sono quindi il terzo Ing. Truzzi in linea dinastica e rappresento la terza generazione dell’azienda. Siamo un gruppo composto da diverse realtà imprenditoriali per un totale di circa 120 dipendenti, con un fatturato che si attesta attorno ai 40 milioni di euro.
L’azienda ad oggi in che fase si trova e quali sono gli obiettivi che si pone?
Il nostro settore di business è molto delicato: nel corso degli anni, abbiamo per forza di cose subìto un enorme rallentamento, come conseguenza della crisi nel settore immobiliare e non solo. Il mondo dell’edilizia ha subìto un’enorme contrazione dei volumi e della redditività, comportando, negli anni tra il 2009 e il 2014, enormi problematiche alla maggioranza dei player di settore. In quel periodo difficile l’azienda ha dimostrato notevole solidità, sia dal punto di vista dell’offerta, sia della riconoscibilità del brand da parte dei clienti, sia dell’accordo finanziario. Il nostro settore è anche estremamente territoriale, dunque occorre di certo aumentare la riconoscibilità del brand, soprattutto per interlocutori che non sono delle nostre zone: questa rappresenta una sfida assolutamente rilevante.
Negli ultimi anni ci sono già stati dei nuovi investimenti che hanno rilanciato l’attività sia a livello di brand, sia a livello di tipologia di offerta: abbiamo puntato all’efficientamento di diversi progetti in ambito digitale e commerciale, e attualmente ci sono tante novità in divenire. Dal 2018 abbiamo sviluppato questi nuovi progetti focalizzandoci sull’innovazione, e io in prima persona mi sono impegnato in questo, cercando di portare una boccata d’aria fresca in azienda. Devo dire che sono stati quattro anni molto stimolanti e anche divertenti.
Cosa secondo Lei si potrebbe migliorare nel breve e lungo termine?
Dal punto di vista finanziario e patrimoniale l’azienda è solida, ma il problema del nostro settore è quello di essere a marginalità molto ridotta dovuta, tra le altre cose, ad un eccesso di offerta rispetto alla domanda, eredità del boom edilizio dei primi anni 2000 conseguente alla riforma Tremonti: dunque il nostro obiettivo è sicuramente, dal punto di vista economico, quello di riuscire ad ottenere una maggiore marginalità esplorando mercati che valorizzino la nostra offerta. Per noi quindi quest’obiettivo rappresenta una priorità, al fine di poter affrontare al meglio le sfide del futuro e garantire un proficuo sviluppo ai nostri progetti di crescita. La svolta green del mondo contemporaneo è una delle sfide da sostenere. Puntiamo all’innovazione e all’efficientamento di processi, ma anche ad un branding che possa differenziare sempre di più il nostro prodotto rispetto a quello della concorrenza, riuscendo sempre più a distaccarci da alcune logiche che nel nostro settore sono ben radicate. Privilegiamo la qualità dei nostri lavori alla quantità.
Come vede il suo ruolo alla luce di questi importanti obiettivi da raggiungere e quali saranno secondo lei le sfide che si troverà ad affrontare?
Parlando della svolta green che ormai ha coinvolto tutti, penso che non sia più una semplice scelta, ma che sia diventata un obbligo morale ed un parametro imprescindibile per stare al passo coi tempi. Nel nostro settore però non è qualcosa di così semplice, e qui entra in gioco proprio il mio ruolo, che riguarda e punta a tutto ciò che è innovazione e che si va a coniugare in tanti modi: ricerca e sviluppo, digitalizzazione, efficientamento dei processi e formazione di una nuova generazione che man mano, nei prossimi 5/10 anni, andrà a sostituirsi alla vecchia guardia in azienda. Importante sarà tramandare le competenze e il bagaglio di esperienze che rendono l’azienda quella che è. Questa nuova sfida da intraprendere, di cui io sento di essere al centro, dovrà essere vinta codificando i processi, rendendoli condivisi, in modo tale che la nuova generazione riesca in breve tempo ad entrare appieno nel flusso aziendale.
Inoltre il nostro settore è a basso grado di attenzione per quanto riguarda le dinamiche di marketing e comunicazione: stiamo lavorando già anche in questa direzione, infatti da 3 anni e mezzo abbiamo una responsabile marketing e comunicazione. Stiamo cercando di impostare un nuovo modo di comunicare e di presentarci, non solo ai clienti ma a tutti gli stakeholders, compresi quelli all’interno dell’azienda.
Ingegnere Stefano Truzzi, Gruppo Truzzi Spa
Invece la sfida maggiore che già si è trovato a fronteggiare?
La sfida più grande è l’efficientamento dei processi. Ho riscontrato un gran numero di processi difficilmente replicabili da chiunque non li avesse ideati. Trovo sia invece fondamentale essere in grado di operare in team, trovando il modo di tramandare la competenza specifica agli altri, altrimenti si rischia di rimanere bloccati e di fallire nel cambio generazionale.
Che tipo di approccio avete con il cliente e con i partner?
Siamo sempre alla ricerca di partner, i quali costituiscono anche delle possibili collaborazioni che permettono di integrare la propria offerta e questo oggi è di estrema importanza, poiché i clienti richiedono un’offerta sempre più omnicomprensiva, e meno problematiche possibili. Bisogna quindi essere pronti ad offrire servizi all’altezza, e questa è un’altra delle sfide del futuro. Noi ci poniamo verso il cliente innanzitutto attraverso un approccio di consulenza, cercando di soddisfare esigenze alcune volte anche inespresse. La complessità del nostro business è maggiore di quello che possa sembrare: noi cerchiamo la soluzione migliore per i nostri clienti, non quello che è più comodo, e crediamo e speriamo che questo faccia la differenza. Ci auguriamo che il cliente ci consideri non dei semplici costruttori ma dei partner, che possano affiancarlo e supportarlo anche dal punto di vista delle scelte.
Parlando di continuità intra-generazionale: ha riscontrato delle complessità di gestione e/o di passaggio generazionale?
Direi di no, io e mio padre riusciamo a capirci perfettamente: è un uomo che pretende tanto, ma dà anche tanto. È sempre molto impegnato anche in altri ambiti al di fuori dell’azienda e il mio ingresso credo gli abbia dato una mano. Con lui è una continua sfida e un continuo stimolo a fare meglio. Ho avuto la fortuna di vedere all’opera anche mio nonno, uomo di grande spessore che ha lasciato un ricordo indelebile all’interno dell’azienda e del paese in cui è nata e cresciuta la nostra azienda. Ovviamente l’imprenditore del dopoguerra era un imprenditore diverso, e mio padre ha fatto tesoro di quanto imparato, riuscendo però a superare certe logiche accentratrici. Il cambio generazionale l’ha aiutato in questo, permettendogli di instaurare oggi un sereno e costruttivo confronto intra-generazionale.Oggi Truzzi è un’azienda manageriale che si basa su un concetto che si può sintetizzare in “la leadership è il far crescere gli altri”, in modo da identificare quei percorsi win-win che sono utili a chi lavora e all’amministrazione.
Quali sono i suoi sogni per il futuro dell’azienda?
Un mio sogno è che Truzzi diventi un’azienda in cui le persone che ci lavorano lo facciano innanzitutto con piacere: non che non sia già così, ma l’obiettivo è che lo diventi sempre di più, e che i nostri dipendenti si sentano parte di una squadra unita e compatta. Vogliamo diventare un’organizzazione di eccellenza, che abbia la voglia di ricercare sfide sempre nuove per il raggiungimento della stessa, andando a creare un circolo virtuoso di prosperità per tutti i nostri partner. Questi due obiettivi sfidanti si integrano naturalmente agli investimenti di cui si è parlato prima, un flusso di investimenti che sarà essenziale per il nostro futuro.