Il caso del Biscottificio Cervo Srl
Nato alla fine dell’800 come panificio e pasticceria artigianale in provincia di Biella, il Biscottificio Cervo ha attraversato oltre un secolo di storia e quattro generazioni.
Nel ‘900 l’attività artigianale si è trasformata in azienda, sviluppando internamente competenze manageriali. Di recente ha avviato un processo di trasformazione preventiva, decidendo di tornare ad una dimensione più artigianale, da un lato per inseguire la propria storica missione, dall’altro perché più profittevole dal punto di vista economico. Senza per questo abbandonare obiettivi di sviluppo e crescita. Abbiamo conosciuto Alessandro Gamba, 32 anni, discendente del Biscottificio Cervo ed attualmente alla guida dell’azienda insieme al padre Alberto.
Alessandro, la vostra azienda ha oltre un secolo di storia…
Sì, la storia della famiglia Gamba e del Biscottificio Cervo corrono in parallelo.
Alla fine dell’800 mio trisnonno Luigi possedeva a Chiavazza, in provincia di Biella, un panificio artigianale. Agli inizi del ‘900 suo figlio Annibale (mio bisnonno) si specializza nel ramo della pasticceria tradizionale piemontese e nella biscotteria, creando una realtà che negli anni è diventata un punto di riferimento del territorio, tanto che il novellino viene riconosciuto come il biscotto ufficiale delle famiglie biellesi. Nel 1926 nasce così il Biscottificio Cervo: l’attività si ingrandisce, soprattutto nell’ambito della regalistica aziendale legata alle festività natalizie e si estende commercialmente oltre il nostro territorio, a seguito di investimenti su macchinari pensati per riprodurre in larga scala le nostre antiche ricette. Oggi ci troviamo in una fase di rilancio e alla guida dell’azienda ci siamo mio padre Alberto (terza generazione) ed io (quarta).
Come è avvenuto il passaggio generazionale tra la prima e la terza generazione?
Fino al 2015 al comando dell’azienda c’è stata la seconda generazione della nostra famiglia, guidata dal mio prozio, affiancato da mio padre. Quando lui è venuto a mancare ci si è posti la questione di come razionalizzare gli assetti proprietari e come proseguire nella gestione dell’azienda. Fortunatamente si è giunti facilmente ad un accordo: la sorella e il cugino di mio padre sono usciti dalla compagine societaria, decidendo di dedicarsi completamente ad altro. Mio padre ha acquistato tutte le loro quote ed oggi ne detiene il 100%. Io ho due fratelli che al momento studiano fuori all’università e non sono intenzionati ad entrare in azienda. Per questo ritengo di rappresentare il successore di mio padre nella gestione totale dell’azienda.
Come gestite il tema della governance?
I ruoli mio e di mio padre sono ambivalenti e non c’è mai stato un netto distacco tra i nostri rispettivi compiti. Dal 2016 lui è formalmente Amministratore Unico ed io sono inquadrato come impiegato. Nella pratica io ho preso in mano la gestione di tutta la continuità aziendale e propongo il budget, mentre mio padre è focalizzato sulla parte economica che prevede la gestione dei fondi. Nel periodo di alta stagione mi supporta anche nella gestione ordinaria.
Nel complesso siamo comunque molto allineati e lui ha sempre appoggiato le mie idee, compreso un cambiamento importante che abbiamo fatto negli ultimi due anni, cioè uscire dalla grande distribuzione per concentrarci sull’e-commerce online e sul turismo gastronomico. Le regole della grande distribuzione, quali ad esempio il posizionamento sullo scaffale, la richiesta di volumi maggiori – con la conseguente scelta obbligata tra abbassare la qualità del prodotto oppure investire più risorse – erano aspetti che iniziavano a non collimare più con la nostra storica missione, che non intendevamo snaturare.
Ci sarà un ambito in cui tu e tuo padre non siete proprio allineati…
Nella gestione dei clienti più “difficili”. Mio papà ha delle storiche relazioni commerciali con alcuni clienti a cui fa fatica a dire di no. Io sono un po’ più drastico: li inviterei subito a scegliersi altri fornitori. Anche nel passaggio dalla GDO ad altri canali commerciali mio padre preferiva un passaggio graduale, mentre io sono apparso più deciso.
Come è arrivato il Biscottificio Cervo allo stadio in cui si trova attualmente?
Dopo l’uscita dei nostri parenti ci siamo resi conto che era necessario un rilancio dell’azienda.
Ci si è presentata un’occasione che abbiamo preso al volo: nel nostro territorio c’era un’industria alimentare più grande della nostra, con fatturati più ampi e con molto più spazio per fare ricerca e sviluppo. Era in difficoltà in quel periodo, così mio padre ha deciso di acquistare parte delle quote e, tra il 2018 e il 2019, di affittare anche un ramo dell’azienda, al fine di rilanciarla e rivenderla nel momento più opportuno, che si è manifestato nel 2021. Questa operazione è stata funzionale alla creazione di un punto di ancoraggio e sostegno per organizzare il rilancio di entrambe le aziende. Oggi siamo tornati in parte alla manualità produttiva delle origini. Questo ha comportato che i volumi che prima vendevamo in un mese, ora li vendiamo in un trimestre e a fronte di questo cambiamento il prezzo per il cliente finale è aumentato. Nonostante ciò l’azienda risulta oggi più profittevole di prima: abbiamo più utili di quando lavoravamo con la GDO.
Tornando alla continuità tra la seconda e la terza generazione, quali sono le principali sfide che avete affrontato?
Nel periodo intercorso tra gli anni ’50 del ‘900 e il 2000, sotto la guida della seconda generazione, non ci sono state particolari evoluzioni dal punto di vista dell’ammodernamento dei macchinari produttivi e della parte commerciale. Si era molto attenti ai conti e si lavorava molto con il passaparola, non c’erano procedure interne, né un manuale della produzione. Si era concentrati sulla parte pratica della produzione piuttosto che sulla gestione organizzativa.
La terza generazione, quando è subentrata al comando, si è trovata a gestire la sfida della ristrutturazione interna dell’organizzazione, compreso l’ammodernamento di macchinari e la sistematizzazione di procedure per far fronte alle nuove sfide dei mercati.
L’altra sfida, che è ancora in essere, riguarda lo studio della nostra immagine coordinata e la conseguente creazione del nuovo ramo commerciale, per posizionarci sia sull’online che nei piccoli punti vendita che puntano alla qualità. Devo comunque dire che le premesse sono buone: pensa che pur non avendo ancora ridisegnato l’e-commerce (sarà uno dei nostri successivi passi), molti clienti abituati a trovarci sugli scaffali della GDO vi sono migrati in autonomia. Inoltre siamo stati contattati da più aziende della grande distribuzione interessate a trattare ancora i nostri prodotti, riposizionandoci vicino alla gastronomia/panetteria invece che su scaffale.
Nel corso dei decenni siamo anche riusciti a creare una rete di clienti internazionali per la
nostra regalistica dolciaria aziendale, grazie ad imprenditori biellesi di terza e quarta generazione emigrati principalmente in Paesi europei come Germania, Francia, Spagna e Svizzera. Intendiamo dunque mantenere ed espandere questa rete all’estero.
Un’altra sfida per te sarà la trasformazione digitale…
Esatto e su due fronti. Sul versante della digitalizzazione aziendale, la questione è complessa. Da un lato abbiamo ancora dei macchinari degli anni ‘60 che non abbiamo intenzione di sostituire nel breve, visto che è stato reintrodotto molto lavoro manuale che è alla base della promessa che facciamo ai nostri clienti.
Dall’altro abbiamo fatto degli enormi passi dal punto di vista organizzativo, introducendo un gestionale ed un sistema di archiviazione condiviso che non avevamo mai avuto prima.
Cosa ti aspetti per i prossimi decenni?
Come membro della famiglia Gamba conto di espandere i confini di tutto il lavoro che è stato fatto dalle precedenti generazioni, con l’obiettivo di avere il giusto ritorno che garantisca una certa tranquillità alla nostra famiglia.
Siamo molto conosciuti sul nostro territorio, ora è tempo di renderci riconoscibili anche fuori.
A livello personale, quando l’azienda sarà stata completamente rilanciata, mi piacerebbe creare qualcosa di nuovo, sempre restando nel settore alimentare. Penso ad una nuova marca oppure una nuova linea di prodotti che si distacchi dal tradizionale e che esplori le nuove tendenze.