Auricchio SpA è un family business leader mondiale del provolone, fondato nel 1877 da Gennaro Auricchio a San Giuseppe Vesuviano- vicino a Napoli. Il cognome della famiglia è anche omonimo del suo prodotto ed è proprio grazie a questa familiarità e legame con il territorio che la Auricchio Spa vanta una stabilità temporale e una solidità patrimoniale che dura da oltre 150 anni. Conosciamo meglio questa realtà attraverso la testimonianza dell’attuale Presidente, Antonio Auricchio.
Quali sono i momenti salienti che hanno segnato la crescita di un family business secolare?
La storia del provolone migliore al mondo inizia ufficialmente nel 1877, ma ufficiosamente nel 1859, poiché ci sono testimonianze di un’attività di vendita di provolone, taralli e salame al peperoncino da parte del mio avo, il papà di Gennaro, il mio bisnonno, che depositò la ricetta del provolone in banca sul finire dell’Ottocento. Inizia a delinearsi uno stretto legame tra la marca del produttore e il consumatore: il cognome Auricchio è il sinonimo del formaggio stesso. Gennaro incarica uno dei figli Antonio, mio nonno che si chiamava come me, di cercare pascoli più fiorenti per ovviare alla scarsità di latte in Campania dal momento che non si riusciva a far fronte a tutte le richieste del mercato che si stava ampliando: il provolone era un prodotto dal successo straordinario. Antonio si mette in viaggio alla volta della Pianura Padana, zona naturalmente fertile e ricca di pascoli, visita Mantova, Parma dove incontrerà la sua futura moglie Guglielmina Ferrari dalla quale ebbe quattro figli dei quali il primo fu mio padre Gennaro e Cremona dove sorsero i primi stabilimenti produttivi organizzati sulla base del sistema delle cascine locali. A quel tempo, nel Nord Italia, il provolone era un formaggio sconosciuto. Anche mio padre Gennaro sposò una parmigiana e nel 1949 la sede legale e amministrativa viene trasferita a Cremona, dove la produzione contava su un centinaio di caseifici dislocati lungo la Pianura Padana. La Auricchio diventa una società per azioni. Inizia anche l’espansione internazionale favorita dal flusso migratorio degli italiani all’estero, diretti soprattutto verso gli Stati Uniti, dove il formaggio italiano viene fatto trasportato, fatto conoscere e immediatamente ricercato. Il provolone continuava ad essere stagionato a San Giuseppe Vesuviano e da qui distribuito oltreoceano. Nel 1976 la produzione viene definitivamente concentrata a Cremona, a Pieve San Giacomo, dove si realizza uno dei primi esempi italiani di filiera corta: l’approvvigionamento del latte che arriva da allevamenti autoctoni siti ad una distanza minore di cento km.
Le imprese familiari italiane fanno gola agli investitori esteri. Che cosa è successo nella vostra storia di impresa?
L’inizio degli anni Novanta sono segnati dalla crisi economica che morde e, alle porte di Auricchio, bussa una multinazionale estera che presenta una offerta interessante per il 50% delle azioni. La metà del capitale stava passando in mano estera. La decisione è stata di restare fedele alla tradizione ed alla famiglia: mio padre Antonio, con i miei fratelli ed io, rileviamo tutte le azioni che erano state messe in vendita ricomponendo la proprietà in un unico nucleo familiare esattamente come nel lontano 1877. Il plusvalore di un’impresa familiare è la componente di passione, determinazione ed energia che sono la famiglia originaria riesce a restituire. Da questo momento in poi la crescita è inarrestabile. Nel 1994 vengono potenziati gli stabilimenti di San Giuseppe Vesuviano e Cremona, dove l’intero reparto di produzione è completamente rinnovato. Nel 1997 vengono acquisiti i marchi Ceccardi, Locatelli dalla Nestlè Italia e Gloria. Al contempo lanciamo il sigillo di qualità superiore “Riserva Esclusiva Auricchio”, che ci rende una azienda lattiero casearia dotata di una gamma unica nel mercato mondiale. Nel 2007 festeggiamo i 130 anni della azienda. Nel 2016 entrano nel nostro portafoglio i marchi Caseificio La Villa e Pecorella ampliando la produzione di DOP Gorgonzola, taleggio, salvo cremasco e quartirolo oltre che ricotte e mozzarelle. La strategia di crescita per acquisizione è continuata anche negli anni recenti quando nel 2020, in pieno Covid, abbiamo comprato Cascine Emiliane, produttore di Parmigiano Reggiano di altissima qualità e Caseificio Giordano, produttore di mozzarelle di latte vaccino e bufala. L’ultima operazione in ordine temporale è stata nel 2022: l’acquisizione di 3B Latte, connessa ad una gamma di formaggi freschi di altissima qualità fra cui spicca il camembert di capra. Oggi siamo un’azienda familiare che è un gruppo internazionale la cui missione è coltivare le eccellenze.
Una grande impresa guidata da una grande famiglia, laddove il vero nodo da sciogliere è quello del ricambio generazionale. Come avete affrontato le problematiche connesse a questo tema?
Com’ è organizzato l’assetto di governo della vostra impresa familiare?
Spesso la necessità di salvaguardare il buon nome rende poco allettante per l’impresa familiare puntare su operazioni rischiose o speculazioni azzardate che rischino di offuscare la reputazione?
All’interno del ciclo di vita del suo family business che cosa dice a suo figlio affinché possa formarsi a affermarsi come leader?