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I SALOTTI DI FAMILY BIZ

La Governance proprietaria, aziendale e familiare nei family business   

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L’azienda di famiglia non è una monarchia

Il caso Compass Spa

di Sofia Tarana

Il caso Compass Spa

Nata nel 1962 da un’opportunità che il Presidente di ENI, Enrico Mattei, offrì alla famiglia Passarelli Pula, oggi Compass continua ad essere concessionaria esclusiva dell’ente per il trasporto di bombole GPL. Con un’operatività attiva su Basilicata, Liguria, Toscana, Valle D’Aosta e un fatturato di 20 Mln/€ questa media impresa è giunta alla sua 4^generazione con passaggi di testimone “impercettibili”. Attraverso l’intervista ad Umberto Passarelli Pula, presentiamo questo virtuoso caso imprenditoriale italiano.

«Il papà Umberto trasportava, con il camion, le bombole di gas: Enrico Mattei era un amico di famiglia. La quarta generazione di Compass, che dal 1962 si occupa di prodotti petroliferi, ha raccolto molte testimonianze: insegne AgipGas, pompe di benzina, tabelle smaltate, gadget, libri e la ricostruzione di ufficio del “cane a sei zampe” fanno parte dell’archivio di casa Passarelli Pula. Il museo Mupass è nella sede di Vaglio (Potenza)» [Fonte: Il Sole 24 Ore, novembre 2022]

Ripercorriamo le tappe dell’azienda fino ad oggi.

Abbiamo una bella storia aziendale. La mia famiglia è originaria di Matelica, dello stesso paese di Enrico Mattei, che era compagno d’infanzia di mio nonno. Nel 1962 lui e mio padre (ai tempi camionisti) si recarono all’hotel Eden in zona Piazza di Spagna a Roma per chiedere al Presidente se poteva aiutarli a migliorare la loro condizione professionale. Passarono due mesi, finché Mattei chiamo mio nonno dicendogli: “potete andare in Lucania (ai tempi la Basilicata si chiamava Lucania, N.d.R) a trasportare per conto dell’ENI le bombole del gas. Fu così che tutta la mia famiglia si trasferì a Potenza. Oggi sono sessant’anni che trasportiamo le stesse bombole. Il nostro fatturato è fluttuante per le oscillazioni dei prodotti petroliferi e si attesta intorno ai 20 Mln/€. Siamo giunti alla 4^ generazione con passaggi che non sono stati solamente indolore, addirittura impercettibili.

Come avete reso così positive le relazioni familiari in azienda?

Al primo posto: tollerando le cose di poco conto, non bisogna accanirsi sulle banalità. Oltre a questo c’è un altro principio basilare: l’azienda di famiglia funziona se all’interno ci sono delle regole uguali per tutti, che prima di tutto devono rispettare i membri stessi. “In azienda non bisogna ragionare sulla base del rapporto di parentela”: questa frase l’ho sempre detta in modo trasparente. In azienda siamo operatori per quella realtà, ognuno ha un ruolo relativo al contesto imprenditoriale e non familiare. Qualsiasi discendente si potrebbe arrogare dei diritti, ma ragionare così è sbagliato: ognuno si deve conquistare i propri vantaggi. L’azienda non è una monarchia, non è come un regno che il figlio eredita per forza di cose. È giusto che le imprese di famiglia le porti avanti chi ha numeri e qualità per farlo. Nell’azienda non si hanno diritti per grado di parentela, ma per meriti- ci si afferma lavorando.

Umberto Passarelli Pula

Avete un preciso sistema di governance?

Il nostro CDA composto da mio zio (socio di maggioranza al 50%) ed io e mia sorella (soci entrambi al 25%). Questa è ancora un’azienda che gli americani definirebbero “one man corporation”, nel senso che la decisione finale è sempre di mia responsabilità. Tuttavia, ritengo giusto coinvolgere tutti, attraverso confronti, su qualsiasi questione (sia per scelte importanti, che di minor conto) perché tra di noi c’è molto rispetto e stima reciproca. Su questa impostazione però vogliamo migliorare. Nella nostra azienda ci avvaliamo anche molto dei consulenti-molto spesso il successo delle aziende è data dalla qualità dei consulenti. Mi piace avere al mio fianco persone specializzate alle quali esporre un problema e insieme a loro arrivare alle soluzioni.

 

Quali obiettivi passeranno in mano alla 4^ generazione?

La nostra azienda vive un momento di grande creatività: abbiamo tante idee. Vendiamo un prodotto che deriva dal fossile, tutto diventerà circolare e green- probabilmente tra 10 anni venderemo molto meno GPL rispetto a quello che vendiamo oggi. Quindi, che cosa stiamo facendo? Dobbiamo convertire la nostra visione in chiave più sostenibile, diversificando verso settori più nobili nonostante nella filiera fossile siamo quelli che alla fine della combustione inquiniamo di meno. Stiamo lavorando per creare un percorso parallelo grazie al quale l’azienda trarrà profitto dalla vendita di un’altra materia: stiamo già pensando all’idrogeno, alla mobilità sostenibile, a dei sistemi di accumulo di energia da fonti eoliche… ci vogliamo trovare pronti. Questo sarà un di più rispetto a quello che già facciamo. La nostra intenzione è anche quella di individuare delle start-up per la transizione energetica per poi decidere su quale investire

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