Fare impresa nell’ultimo decennio non è affatto semplice, ma le PMI rappresentano la spina dorsale del sistema economico italiano. Stando ai dati di Confindustria, queste ultime da sole sono responsabili del 41% dell’intero fatturato in Italia e del 33% degli occupati del settore privato. I giovani discendenti di Family Business spesso si trovano a re-inventare la propria impresa per conservare questo valore aziendale e imporsi – di nuovo – in prima linea sul mercato. Parliamo di trasformazione con Stefano Casanova, Founder di Casanova Next Srl di Viareggio (LU) – specializzata in costruzioni e ristrutturazioni edili.
Oggi, più che mai, in un mondo che cambia repentinamente paradigmi e fattori di successo, i giovani imprenditori si trovano di fronte a ripetute sfide. I nuovi player devono definire strategie competitive in un contesto iper-dinamico, che a ruota mette in discussione anche i settori più stabili e redditizi. La trasformazione non deve essere l’ultima soluzione, ma una scelta preventiva per creare una solidità a lungo termine. Stefano Casanova, classe 1987, con visione e coraggio ha dato vita nel 2013 Casanova Next convertendo l’anacronistico business immobiliare di famiglia in un’impresa primaria di edilizia chiavi in mano, che oggi genera un fatturato di 5.7 Mln/€ con un organico che è passato da 4 a 24 dipendenti e un’operatività che si estende dalla provincia di Lucca alle Cinque Terre.
Facciamo un focus su Casanova Next: eredità, genesi e core business.
Ho fondato Casanova Next nel 2013, con alle spalle un background costituito da imprenditori. L’attività di famiglia – La Lady Stone – nella quale ho sempre lavorato subito dopo il diploma, era un’immobiliare pura: cioè comprava terreni, costruiva e rivendeva direttamente. A seguito della crisi immobiliare che ha colpito l’Italia nel 2008, gli affari non stavano andando molto bene. Ho deciso, perciò, di rilanciare l’impresa di famiglia attuando una trasformazione del modello di business. Sono partito a capo di questa attività re-inventandomi, cioè sono rimasto nel settore ma ora opero per conto terzi in ambito edile- sia nel pubblico che nel privato. Casanova Next, quindi, lavora nell’edilizia a 360 gradi: costruzioni, ristrutturazioni e restauri con una presenza significativa sul territorio lucchese, spingendosi anche sulle coste (Livorno e Cinque Terre).
Tappe e ruoli della tua carriera di giovane imprenditore?
Entro nell’azienda di mio padre nel 2006, subito dopo aver conseguito il diploma in geometra. Praticamente sono cresciuto a “pane e cantieri”, perché mi hanno subito addentrato nel vivo dei lavori veri e propri con un ruolo di super-visione. Sono arrivato a seguire fino a 100 operai (tra dipendenti e cottimisti) e 42 unità immobiliari: non tanto per meriti, ma perché ai tempi il lavoro era tanto e non si poteva fare diversamente. È stato impegnativo perché nelle aziende di famiglia nessuno ti insegna nel dettaglio cosa devi fare e impari tutto sulla tua pelle, commettendo parecchi errori. È una falsa convinzione pensare che “i figli di…” non facciano la gavetta. Io ho imparato davvero tanto sul campo, grazie anche a mio padre che mi ha dato questa possibilità e si è assunto i rischi. Il cantiere, poi, è un ambiente particolare che si rivela formativo e responsabilizza: con gli interlocutori bisogna dosare la fermezza e porre le richieste ai collaboratori in modo strategico per ottenere i giusti risultati.
E poi l’evoluzione…
Nel 2008 è iniziata la famosa crisi immobiliare con la quale abbiamo dovuto fare i conti. Per fare bene gli imprenditori bisogna sapersi adattarsi alle richieste di mercato. Io rappresento la quarta generazione di famiglia, opero sempre nello stesso settore perché immobiliare ed edilizia sono connessi, ma non sono più gli anni ‘80 dei grandi palazzi e costruzioni rapide come poteva essere ai tempi di mio padre, che comprava terreni e ci costruiva direttamente. Quindi, ho dovuto re-inventare l’azienda e l’ho fatto oltretutto in un periodo molto delicato su cui nessuno avrebbe scommesso. Mi sono dovuto adeguare alla situazione con una nuova visione capace di soddisfare la domanda: oggi il settore chiede più che altro ristrutturazioni e ri-qualificazioni. Siamo ripartiti con solo 4 dipendenti, che andavo direttamente io a coordinare in cantiere e di sera mi dedicavo alla parte amministrativa. Ai tempi il volume di affari era più contenuto, poi tutto è andato in crescendo e ora faccio l’imprenditore nel vero senso della parola. Nel 2017, poi, ho assorbito anche l’impresa che per noi faceva tutte le finiture sia esterne che interne (resina, cartongesso, carta da parati) per riuscire a fare l’80% (se non il 90%) delle lavorazioni edili con la stessa manodopera.
Da cosa è dato il vostro successo nel mercato?
Ci differenziamo perché non siamo una semplice impresa edile, ma ci posizioniamo su un segmento un po’ più elevato. Il vantaggio competitivo della Casanova Next, che oggi ci permette di prendere in consegna qualsiasi tipo di lavoro (che non vuol dire voler fare qualsiasi cosa- ma essere in grado di farlo), è dato dall’esperienza precedente nelle costruzioni con l’attività di mio padre e dalle competenze che abbiamo sviluppato in seguito. Offriamo un servizio completo chiavi in mano, con un prodotto di qualità ad un prezzo giusto. Affidabilità e rispetto dei tempi di consegna sono imprescindibili per soddisfare le esigenze del cliente. Non è da trascurare in questo ambito anche la sicurezza sui luoghi di lavoro: siamo dotati di procedure interne e del Sistema ISO 9001. Oltre che di altre certificazioni: SOA per lavorare con appalti pubblici e prossimamente di ISO 14001 sui sistemi di gestione ambientale.
Stefano Casanova, Founder di Casanova Next Srl
Vantaggi/ svantaggi del Family Business?
Fortunatamente per il percorso che abbiamo fatto non abbiamo riscontrato difficoltà nel passaggio generazionale – e questo è già tanto, sicuramente un grande punto a favore. Non nego, però, che il Family Business rechi anche delle criticità che non sono solo inerenti alla continuità. Ai vertici dell’azienda ci siamo io in prima linea, che sono il front man e mi occupo della parte amministrativa e mio padre che ha un ruolo più tecnico e segue tutti gli aspetti pubblici e burocratici. Due figure diverse, appartenenti a generazioni altrettanto diverse e con altre abitudini di lavoro: questo ci porta spesso ad essere in disaccordo, per aspetti principalmente di sviluppo. Abbiamo due visioni differenti; mio padre è più per conservare e io per espandere. Ma questo fa parte dei giochi. Tuttavia, un grande vantaggio che caratterizza le aziende di famiglia è l’agilità con cui si possono prendere le decisioni. E questo non si riscontra solo internamente, ma anche nel rapporto con la clientela: c’è la possibilità di interfacciarsi direttamente con i titolari e la risoluzione del problema è molto più veloce.
Fattori determinanti per la continuità?
Sicuramente il fattore principale è dato dal fatto che siamo un’azienda ben bilanciata per quanto riguarda le lavorazioni: che sono da una parte di carattere privato; dall’altra pubblico. Questo è perfetto perché il fatturato è bilanciato al 50-50 e non appena finirà il mercato dei bonus, ci sarà sicuramente una contrazione di quello privato. Fortunatamente, per compensare, c’è anche la parte pubblica che rappresenta una garanzia nel nostro lavoro, perché genera un volume di fatturato significativo – pur occupando tanti uomini: si tratta di pochi lavori, ma considerevoli, che non solo tengono in moto la macchina ma portano alti guadagni.
Qual è stata la sfida più difficile che ti sei trovato ad affrontare?
La cito volentieri, perché è stata davvero una sfida tosta per me ed è bello ogni tanto poter raccontare del proprio lavoro anche con un po’ di gratificazione personale. Ho scelto di prendere in carico un lavoro molto complicato, con un cantiere a Vernazza. Molto impegnativo, soprattutto a livello di logistica perché qualsiasi materiale o attrezzatura è stato trasportato in elicottero e gli operai ogni giorno si facevano 20 minuti a piedi dalla stazione per raggiungerlo. Praticamente abbiamo finito, stiamo facendo solo le sistemazioni interne: il cliente è soddisfatto ed io di più per la difficoltà dell’impresa. Si tratterà di una villa privata a picco sul mare nel Sentiero dell’Amore. Una volta finito tutto verrà pubblicizzata proprio per la particolarità anche del risultato.
Prossimi passi imprenditoriali in “cantiere”?
Internamente, l’azienda punta a strutturarsi meglio a livello tecnico. Siamo cresciuti molto come organico, puntando soprattutto sulla manodopera specializzata – ora infatti siamo in 24. Rispetto ai miei competitor, lo dico in maniera trasparente, sono un po’ sbilanciato sulla parte di direzione tecnica. Per cui, è previsto l’ingresso di una figura Manageriale che mi faccia da collante tra parte operativa e amministrativa. Oltre a questo, mi piacerebbe nell’arco di un anno, riuscire ad avviare un nuovo progetto – che per me non è una startup, ma è proprio un’altra azienda. Per dare un servizio sempre più completo al cliente vorrei aggiungere anche la parte dell’arredo. La nuova società sarà partecipata da un idraulico, un elettricista e da me che sono l’edile. L’idea è proprio quella di andare a coprire tutto il ciclo e fabbisogno delle lavorazioni. La parte dell’arredamento sarà seguita da una figura che è nell’ambito da 30 anni, proprio per ovviare a quegli intoppi che fino ad adesso bloccano le consegne. Oltre a questo, l’obbiettivo è guadagnare sulla parte arredo dove i pagamenti vengono gestiti in maniera più sicura: all’ordine si riscuote il 50% e nell’edilizia questo è raro.