Donne ai vertici. In Italia, la presenza femminile nei board delle PMI di carattere familiare registra ancora un gender gap. Tuttavia, la percentuale di donne nei CDA delle imprese non quotate cresce lentamente e riflette il ricambio generazionale. Tra le ipotesi del miglioramento, gli effetti indiretti della norma Golfo- Mosca del 2012 e delle cosiddette “quote rosa” per le aziende, invece, quotate in borsa. Un cambio sulla diversità è auspicabile per l’essenza stessa del Family Business: dove donne e inclusione sono, da sempre, fattori chiave per la conservazione.
Rispetto al ruolo delle donne per la continuità aziendale e al loro coinvolgimento negli organi di governo dei Family Business, i dati incoraggiano. Stando a quanto riporta il XII Osservatorio AUB, realizzato in collaborazione con AIDAF- Italian Family Business, si è avvertita una maggior apertura nell’ultimo decennio nelle PMI: il 35,4% di queste registra una presenza femminile nei CDA che si attesta intorno al 33%. Accrescere questo parametro significa anche migliorare le performance aziendali: sempre l’osservatorio mostra come le donne ai vertici migliorino i risultati positivi d’impresa.
Con Gloria Barsocchi di BCAssicura– azienda familiare plurimandataria e specializzata in intermediazione assicurativa- presentiamo il suo ruolo di discendente donna, guardiamo alla sua visione imprenditoriale e ci concentriamo su temi di leadership e successione al femminile nel Family Business.
Molto in breve: inquadriamo BCAssicura.
BCAssicura è stata fondata nel 2010 (anche se la sua storia risale almeno ad un ventennio prima) da mio padre, Mario Barsocchi, e il suo socio Marino Chiocca. Ai tempi, i fondatori disponevano già di una comprovata esperienza in una società assicurativa monomandataria. Dopo varie vicissitudini decidono di creare qualcosa di più indipendente. Ecco perché oggi lavoriamo con più Compagnie con 8 mandati diretti, ci avvaliamo di una società di brokeraggio, di una cassa di Assistenza e di altri intermediari specializzati- questo ci consente di lavorare con tutto il mercato assicurativo italiano ed estero. Grazie a tutte le convenzioni sviluppate negli anni su tutta Italia, abbiamo la sede direzionale a Lucca, ma operiamo su tutto il territorio nazionale. Il nostro organico è composto da circa 40 persone fra dipendenti e collaboratori. Al 2021 abbiamo generato un totale di premi incassati per circa 10 Mln/ € e unfatturato di 1.5 Mln/€.
Quando entri in azienda e che ruolo ricopri?
Sono entrata in azienda nel 2015 e ho incominciato ricoprendo tutti i ruoli (uno alla volta). Sono partita dall’archivio, passando per la contabilità per poi andare nell’ufficio assuntivo dei rischi. Questo mi ha permesso di conoscere come lavora ogni comparto. Ho cercato, prima di svolgere un ruolo imprenditoriale, di occuparmi di tutti i ruoli per cercare di apportare migliorie con conoscenza di causa- sempre supportata dal contributo dei dipendenti di competenza. Dal 2019 ricopro il ruolo di amministratore con responsabilità di intermediazione assicurativa, dopo aver svolto a Roma un esame per essere iscritta ad un registro unico degli intermediari.
Sei stata preoccupata del ricambio generazionale?
Si, lo sono stata-è ovvio- e lo sono un pochino anche adesso. Io rappresento la seconda generazione, il passaggio generazionale è già partito ma non è stato del tutto superato perché ci vuole tempo. La successione non è semplice per due motivi: uno lato azienda a sé stante; l’altro lato clienti. Il nostro lavoro è fondato su una rete di contatti che vanno avanti da molti anni: ho sempre avuto il pensiero di subentrare nelle relazioni instaurate da mio padre. A ciò si aggiunge fatto di essere cresciuta in azienda: se da un lato mi ha dato il vantaggio di partire da ogni singolo ruolo, dall’altro mi ha comportato un po’ di difficoltà, con i dipendenti, quando ho dovuto assumere una posizione di leadership- anche se mantengo sempre un approccio informale, ma non è stato facile far capire il mio cambio di ruolo (forse mi faccio io troppi riguardi ad esercitarlo per paura di impormi troppo). Il passaggio di testimone richiede sicuramente più tempo nell’operatività, che a livello burocratico. Lato governance, in fase di ricambio, abbiamo cercato un po’ di ristrutturare l’organizzazione e i processi: i vecchi titolari, nonostante il loro ottimo operato, non erano più disposti ad anticipare il mercato e aprirsi ad aspetti di digitalizzazione.
Un aspetto imprenditoriale sul quale dovete migliorare.
Sicuramente, come dicevo, stiamo lavorando su un maggior planning nella riorganizzazione di processi e persone– è molto complicato. Acquisiremo maggiori competenze nel tempo e dobbiamo migliorare su questo punto. Inoltre, dobbiamo cercare di riagganciare la presenza fisica con le sedi esterne, dal momento che noi siamo centralizzati qui a Lucca ma con un’operatività attiva in tutta Italia. Dobbiamo cercare, nel tempo e con costanza, di recarci sui vari territori per interfacciarci con tutti i collaboratori, per cercare di capire le loro esigenze e farci sentire vicini per fare squadra.
Gloria Barsocchi, BCAssicura
La situazione più critica che hai affrontato come giovane imprenditrice donna.
Quella del Covid- sicuramente non sono l’unica ad aver vissuto in modo critico quel periodo. Di punto in bianco mi sono ritrovata assorbita da problematiche completamente nuove. Non è stato facile riorganizzare il lavoro, adeguarsi ai continui cambi di normative. È stata una situazione mai capitata, con tutte le conseguenze su un lavoro che si svolge a contatto con le persone. Quindi è stato ostico ristabilire un nuovo approccio con i clienti per tenere vive le relazioni e non è facile quando le abitudini sono in un determinato modo. Tuttavia, alcune metodologie adottate per causa di necessità, sono state mantenute: soprattutto le video-call con la rete. Anche se con i clienti ho preferito tornare, il prima possibile, con la gestione di persona.
Ti capita, per responsabilità, di sentirti vulnerabile sul tuo ruolo di leader donna?
Credo che un “Sì” sia umano. Anche se l’aspetto su cui mi sento più vulnerabile, riguarda la categoria a cui appartengo. A livello interno e di responsabilità mi sento supportata- so di essere tenuta in particolare considerazione dai miei soci, invece avverto più difficoltà nei rapporti con colleghi e compagnie. Mi riferisco proprio alla mia figura di imprenditrice, donna, di 34 anni. Il nostro settore ha una presenza prettamente maschile, di una fascia di età piuttosto elevata. Durante gli incontri mi fanno sentire un po’ in difetto e, magari, per la mia figura femminile mi danno meno fiducia. Spesso mi capita di dovermi fare apprezzare con il tempo e dimostrare di più per farmi valere, perché nella visione collettiva c’è un’idea diversa dell’assicuratore.
Donne nei board familiari italiani: presenza migliorata ma ancora bassa, perché?
Sì, la presenza è ancora bassa anche se credo che negli anni andrà sempre più migliorando e si attenuerà la disparità. Nelle aziende familiari, dove ancora è presente la vecchia generazione, le donne nei CDA sono ancora poche perché la gestione non le prevedeva. Invece, in quelle dove è già avvenuto il ricambio generazione, anche attraverso la realtà di Confindustria, sto vedendo che la presenza femminile sta via via prendendo piede all’interno dei board familiari: è un piacere vedere che siamo di più. Oltre a questo, per aumentare la fiducia nel futuro, posso dire che sto notando, anche in aziende nostre clienti, che con il rinnovamento delle cariche stanno entrando sempre più donne nei CDA.
Voi a livello di governance come siete bilanciati?
Siamo in tre e ci siamo divisi un po’ i ruoli, siccome ci dobbiamo interfacciare su tanti aspetti: compagnie, rete, fornitori- una divisione è stata già questa. Invece, un’altra è stata fatta in merito alle responsabilità dei settori assicurativi: abbiamo un responsabile ramo aziende; uno dei rami elementari-vita e uno del ramo auto. Ci siamo, poi, divisi dei ruoli: io mi occupo principalmente dei processi; un mio collega si occupa del personale e un’altra persona segue le problematiche quotidiane. Il nostro CDA non si riunisce con cadenza stabilita, ma abbiamo modo di confrontarci a necessità e con frequenza- incontri brevi, ma che avvengono spesso.
Pensi che le donne, per le loro doti relazionali e inclusive, possano favorire meglio la conservazione dei Family Business?
Non amo, solitamente, generalizzare: si trovano donne con ruoli inclusivi, così come uomini. Tuttavia, penso che tendenzialmente le donne- per loro natura- sentano maggiormente la propensione nel voler portare avanti “il senso della famiglia”. Credo che il ruolo della donna sia fondamentale all’interno dei family board– ciò non toglie che gli uomini possano fare altrettanto bene (c’entra- come dicevo- anche una questione di carattere). Le donne, però, tendono ad essere più affezionate anche al mantenimento della tradizione e di questa attitudine le aziende familiari possono solo beneficiarne. La nostra è, oltretutto, un’azienda prettamente femminile anche a livello di collaboratori- non ci spaventa assumere sia donne in età da figli sia donne di età più avanzata (rinunciando a sgravi fiscali).
E al contrario, sempre restando sul Family Business, in cosa peccano le giovani imprenditrici donne in Italia?
Non credo che pecchino in qualcosa, ma sicuramente le donne hanno dei tratti caratteriali più emotivi- sempre per natura. Inoltre, si trovano soprattutto a dover– ancora oggi- sostenere problematiche proprio di famiglia e a conciliare casa e lavoro. Aldilà di questo le donne imprenditrici italiane dimostrano molto coraggio e hanno tutta la mia stima. Mi rendo conto di quanto sia difficile tutt’ora, per noi, ricoprire certi ruoli. I miglioramenti, quindi, più che da parte del modo di essere femminile dipenderanno dagli altri e dalla nostra cultura che ci portiamo come retaggio.
Dove vuoi arrivare con il tuo Family Business? Hai progetti extra?
Al momento non ho progetti extra- mi sembra già questo che faccio un bel progetto! Stiamo lavorando duramente per rivoluzionare ciò che ci hanno lasciato in eredità– non perché quel che c’era prima non funzionava, ma perché bisogna andare avanti e determinate migliorie erano fondamentali. Tra i miei scopi principali per il mio family business c’è il garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro: voglio che i collaboratori siano felici di venire in BcAssicura, tuttavia le difficoltà del periodo portano spesso ad avere la testa su altre problematiche. A noi piace molto anche parlare di welfare aziendale ai clienti. Ovviamente, il nostro lavoro non è “rendere felici le persone”- di questo non si vive. L’altra priorità è la ricerca di nuovi clienti e ampliamento della rete, abbiamo per il futuro obbiettivi di sviluppo. Ma non si può parlare di crescita senza pensare a far lavorare bene le persone.
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