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I SALOTTI DI FAMILY BIZ

La Governance proprietaria, aziendale e familiare nei family business   

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Affrontare le sfide del Family Business con le acquisizioni

Il caso del Gruppo Marchi & Fildi Spa

di Daniela Abbondanza

Anno 1969. Giovanni Marchi fonda a Biella Filatura Marchi, azienda di famiglia che parte operando nel campo della filatura conto terzi.  Nel tempo l’azienda si sviluppa e inizia a diversificare la produzione, grazie all’incremento delle tecnologie. Dal 2000 ad oggi l’impresa affronta un’ulteriore evoluzione crescendo e completando 10 acquisizioni in Italia e Brasile. In particolare, nel 2007 avviene la fusione con la Fildi (azienda concorrente) e dalla quale nasce il Gruppo Marchi & Fildi. Della realtà fa parte anche Filidea, azienda nata nel 2009 da una joint venture con una rilevante impresa turca.

Il Gruppo Marchi & Fildi è tutt’oggi specializzato nel campo della filatura, conta 550 persone operative nelle varie sedi nazionali e internazionali e ha chiuso il 2021 con un fatturato di 80 milioni di Euro. Qui l’intervista con Giovanni Marchi, 36 anni, nipote dell’ omonimo fondatore dell’impresa.

Quanto ha contato il processo di diversificazione nella crescita della vostra azienda?

Siamo una generazione di imprenditori da sempre focalizzata sulla crescita.  Essendo concentrati su un piccolo comparto della filiera produttiva che è quello dei filati, abbiamo sempre avuto come obiettivo quello di diversificare il più possibile i campi di applicazione e questo è stato un aspetto molto importante per la nostra evoluzione. Operiamo in due macro-famiglie: la prima riguarda i filati per le applicazioni tecniche, la seconda è il campo della moda. L’ambito delle applicazioni tecniche dei filati ha delle enormi potenzialità e noi ne abbiamo cavalcate molte: dall’impiego per specifiche tipologie di uniformi professionali a tessuti per la protezione di operatori e operai; dalle tute per la Formula 1; ai tessuti destinati agli abitacoli delle automobili. Da filati per creare tessuti che ricoprono i manicotti delle turbine dei motori, a quelli che si trovano all’interno degli pneumatici; dai filati cucirini (ndr, filati fabbricati per cucire) a quelli per il contract negli spazi pubblici (alberghi, cinema, teatri etc.), fino ad arrivare ai filati soggetti a specifiche normative. La diversificazione di Marchi & Fildi è avvenuta anche dal punto di vista geografico, per presidiare meglio i mercati in cui è attiva e per una maggiore competitività. La gran parte del giro di affari ruota intorno all’area europea e pan mediterranea.

Attualmente in quale stadio si trova l’azienda?

La nostra è un’azienda che storicamente è sempre cresciuta, se non con qualche battuta d’arresto nel 2007/2008 ed attualmente ci troviamo in una fase di crescita ulteriore. Abbiamo terminato l’ultima acquisizione alla fine del 2019 portando al nostro interno nuovi settori di applicazione e nuovi business che ora stiamo consolidando. Stiamo inoltre crescendo organicamente attraverso una serie di operazioni commerciali per aumentare i volumi di vendita di alcuni nostri prodotti storici e ne stiamo anche lanciando di nuovi che abbiamo sviluppato internamente, focalizzandoci sull’innovazione e la ricerca.

Nella storia della nostra azienda abbiamo potuto constatare che le due macro-famiglie di applicazione si compensano: in alcuni anni in cui va meglio la moda, in altri si lavora di più con le applicazioni tecniche. Questo ci dà la stabilità e la forza di continuare ad investire anno dopo anno, avendo un business che continua a crescere con costanza, senza consistenti oscillazioni di fatturato che renderebbero molto difficile pianificare una crescita di lungo periodo.

Giovanni Marchi - Gruppo Marchi & Fildi Spa

Che difficoltà ha riscontrato quando è entrato in azienda?

Una delle nostre regole aziendali prevede che chiunque entri riporti al proprio responsabile di funzione. Quando sono arrivato i colleghi mi guardavano in maniera diversa rispetto agli altri e credevano potessi prendere delle decisioni, anche se ai tempi avevo mansioni al pari di altri impiegati. Poi col crescere del mio ruolo ho riscontrato le stesse difficoltà manageriali che avrebbe avuto qualsiasi manager. Quando sono diventato Direttore Commerciale, ad esempio, mi sono trovato a dover bilanciare il delicato rapporto tra lo sviluppo delle vendite, le politiche di prezzo, la marginalità e i volumi che sono molto importanti per un’azienda industriale. 

Quali sfide state incontrando nella gestione della continuità tra le generazioni della vostra famiglia?

L’azienda è stata fondata da mio nonno e mio papà è figlio unico. Ho una sorella che è socia dell’azienda ma non operativa. All’interno dell’azionariato è anche presente la famiglia che era proprietaria della Fildi. Attualmente ci troviamo nel mezzo del passaggio generazionale e sia io che mio padre ricopriamo entrambi il ruolo di Direttore Generale. Mio papà ha una mentalità aperta e da tempo mi sollecita ad assumere completamente il suo ruolo. È comunque sempre molto presente: continua a sorvegliare tutte le funzioni e se nota qualcosa di critico me lo segnala. Mi dà dei consigli e mi incoraggia a prendere le decisioni secondo me più opportune, senza mai trattenermi. Io e lui abbiamo una visione molto allineata: gli ambiti in cui intendo apportare dei cambiamenti sono gli stessi nei quali anche lui vorrebbe migliorare.

Avete un patto di famiglia?

Sì, ci siamo dati una serie di regole per l’ingresso dei familiari in azienda e per il funzionamento della famiglia, soprattutto per il bene dell’azienda stessa. Ritengo che su questo tema ci sia stata una certa lungimiranza da parte di mio padre il quale circa quattro anni fa volle scrivere delle regole chiare, dato che siamo in pochi in famiglia e non vi sono contrasti interni. Dal confronto che abbiamo con altre famiglie imprenditoriali questi patti vengono ripresi in mano ed aggiornati almeno una volta ogni generazione (se non addirittura più di frequente). E quando si ha un punto di partenza, aggiornare un patto di famiglia è più semplice, perché si parte da uno status quo e per cambiarlo bisogna essere tutti d’accordo. Se si parte invece da un foglio bianco, scriverlo in momenti di contrasto si rivela un bel problema. Nella costruzione del nostro patto mio papà si è basato su storie di altre famiglie di sua conoscenza e si è confrontato con altri imprenditori che gli hanno trasmesso le proprie esperienze, positive e non, al fine di evitare gli errori più comuni. Abbiamo quindi delle regole chiare che ci aiuteranno a risolvere eventuali future criticità.

Per fortuna finora non c’è stato bisogno.

Ha valutato l’avvio o ha già avviato nuovi business?

Sì, abbiamo un progetto molto importante che ho seguito io sin dall’inizio. È nato qualche anno fa da un’idea di mio padre ed io sono riuscito ad avviarlo lo scorso anno per una serie di fortunate coincidenze. Sette aziende del nostro territorio (tra le quali due del nostro gruppo) hanno co-fondato un “Textile Innovation District” che si chiama MagnoLab ed ha sede a Biella. Si tratta di una rete di imprese che punta ad affermarsi come polo di ricerca e sviluppo  coprendo tutti gli step della filiera produttiva tessile, dalla lavorazione delle fibre fino al capo di abbigliamento confezionato. Il senso del progetto è permettere a queste mini-fabbriche di accelerare in maniera significativa i processi di sviluppo prodotto evitando i tempi morti e i costi della logistica e dei trasporti. Si tratta di un ecosistema innovativo in ambito tessile e che io sappia al momento non ha eguali in Italia. Nel mondo e in Italia esistono infatti dei centri di ricerca con competenze verticali e non trasversali come in MagnoLab. Questi centri cercano di coinvolgere aziende che rappresentano un pezzetto della filiera, ma non le hanno all’interno. Esistono anche laboratori che però hanno delle macchine prototipali e non industriali. La nostra rete favorirà inoltre l’innovazione di prodotto e l’Open Innovation, perché i tecnici potranno confrontarsi tra loro. Se infatti si ha modo di confrontarsi con altri soggetti che hanno competenze complementari o diverse dalle proprie, è più probabile che si generino idee di valore. Con MagnoLab saremo operativi all’inizio del 2023.

A proposito di Open Innovation, avete intenzione di coinvolgere startup innovative che operano fuori dalla vostra rete di imprese?

Come Marchi & Fildi investiamo molto a livello di R&D ed abbiamo un team dedicato di cinque persone che lavora nell’impianto di ricerca e sviluppo e che entrerà anche a far parte del progetto MagnoLab. Si tratta di una micro-fabbrica composta da tecnici esperti di filatura e controllo qualità che si occupa esclusivamente di sviluppare campioni di prodotti. Credo che immaginare di poter fare tutto da soli ed avere le competenze per farlo sia anacronistico. Se pensiamo alla dimensione della nostra azienda nel panorama globale, fare business è sempre più complicato e l’innovazione è sempre più veloce. Quest’ultima può arrivare dall’esterno del proprio settore: può devastare completamente il proprio modello di business e cambiare completamente le regole del gioco, fino ad arrivare a sostituire i prodotti. Per questo motivo come MagnoLab abbiamo in programma di coinvolgere startup e siamo già in contatto con alcuni soggetti specializzati nello scouting di queste realtà per cercare di capire come possiamo collaborare. Abbiamo intenzione di coinvolgere startup nell’ambito dell’innovazione di prodotto (es. nuove fibre), innovazione dei processi e anche innovazione digitale a supporto della tracciabilità di prodotto e dell’economia circolare, temi che per noi sono diventati sempre più critici e cruciali. Un esempio di ambito di nostro interesse: la blockchain per la tracciabilità dei prodotti circolari.

Come imprenditore cosa sogna per il futuro della vostra azienda?

Io ho ereditato da mio padre il DNA della crescita e quindi ho questo costante stimolo di voler far crescere l’azienda. Si tratta di un motore fondamentale, una necessità per mantenere un posizionamento solido sul mercato. Per quanto riguarda MagnoLab, noi intendiamo diventare il soggetto di riferimento per chi vuole fare innovazione in ambito tessile. Il nostro obiettivo primario è coinvolgere altre aziende (tessili o meccanotessili) e arrivare a coprire tutte le possibili applicazioni all’interno della filiera. Coinvolgeremo aziende che portino in MagnoLab competenze, know-how e anche problemi da risolvere.

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