Fondato nel 1953, Gruppo Ivas è oggi una grande realtà composta da due società operative, Ivas che realizza prodotti vernicianti, e Aliva che progetta ed esegue facciate ventilate. Un grande Gruppo con sede a San Mauro Pascoli (FC), giunto alla seconda generazione (con la terza già spiccatamente operativa), che conta 150 dipendenti e fattura complessivamente 100 milioni di euro. «Progettiamo, produciamo e distribuiamo in Italia e in oltre 30 Paesi del Mondo pitture, vernici, malte tecniche, decorativi, resine industriali e sistemi di isolamento termico, costituendo un punto di riferimento nel settore», esordisce il Presidente del Gruppo Vincenzo Colonna, figlio del fondatore Ferruccio, che ci ha tratteggiato il profilo di un’azienda molto dinamica, in continua evoluzione, interessata per il prossimo futuro a definire al meglio nuovi accordi e norme di famiglia per la sua ottimale prosecuzione.
Ci racconta in breve del vostro family business?
Si parte dal 1953, quando mio padre Ferruccio, insieme ad altre tre persone, fondò una società che faceva strisce spartitraffico, che nel tempo diventò un’impresa di imbiancatura. Negli anni ‘60 con il boom industriale dell’Italia, crebbero fino ad avere 44 dipendenti ma la vera svolta arrivò nel 1971: decisero di volersi evolvere, prima con un po’ di autoproduzione, poi con la decisione di voler vendere vernici in giro per l’Italia. Tra il 1986 e il 1988 mio papà liquidò le altre due famiglie che erano prima in società con lui, restando da solo a portare avanti l’azienda. Negli anni aumentarono le linee di produzione e ad oggi nel mondo Ivas ci sono cinque divisioni, sempre relative a prodotti per l’edilizia.
Come è stato il passaggio tra prima e seconda generazione e in cosa pensa possa differenziarsi il prossimo?
Io e mio fratello iniziammo a lavorare nel 1976 e chiedemmo a nostro padre di poter prendere le redini dell’azienda nel 1988, quando lui aveva 66 anni. Fu molto disponibile e pur rimanendo presente in azienda fino a 93 anni, non ha mai interferito con le nostre decisioni, non dicendoci mai cosa avremmo o non avremmo dovuto fare. Da allora fino al 2019, anno della sua scomparsa, io e mio fratello siamo stati due corpi ed un’anima: ci vuole molta fortuna e molto rispetto. Si è trattato quindi di un passaggio generazionale semplice e fluido, anche perché io e mio fratello avevamo già esperienza da anni. Per il futuro prevedo più complessità sotto questo punto di vista: quell’accordo che univa me e mio fratello potrebbe non esserci tra i nostri eredi e stiamo pensando a come far funzionare le cose al meglio. Io ho altri due figli ma non sono interessati ad entrare in azienda, quindi si ragiona nell’ottica di un cambio generazionale che coinvolge due cugini, i quali hanno già adesso ruoli importanti nella gestione aziendale: mio nipote è amministratore di una delle società, mentre mio figlio è direttore generale della seconda società.
State quindi entrando nell’ottica di dotarvi di regolamenti di famiglia?
Sì, questo è senza dubbio uno degli argomenti più importanti che stiamo trattando in questo periodo: stiamo cercando di mettere insieme delle procedure che portino a trovare una soluzione anche in caso di eventuali situazioni di stallo. È sicuramente un aspetto fondamentale per la futuribilità del gruppo familiare aziendale.
In che fase si trova attualmente Gruppo Ivas?
In questo momento ci troviamo in una grande fase di sviluppo. In particolar modo, dal 2019 abbiamo triplicato i numeri e lo scorso agosto abbiamo cominciato a realizzare uno stabilimento nuovo qui a San Mauro Pascoli, in cui produrremo polistirolo; oltre a ciò, stiamo acquisendo centri di distribuzione, ne abbiamo messi insieme 8 e vogliamo arrivare a 10 entro il 2023, per controllare alcune aree geografiche direttamente. In più, stiamo cercando di acquisire o creare una produzione in Spagna, nei paesi baschi, dove abbiamo già una filiale. Questi sono dei progetti a breve e medio termine.
E progetti a lungo termine?
Non abbiamo ancora definito dei veri e propri progetti a lungo termine, per farlo bisogna per prima cosa vedere cosa succede dopo questo lavoro sulla governance aziendale di cui parlavamo prima. Dopodiché probabilmente saremo pronti a tracciare e mettere più a fuoco delle idee che ci sono per il futuro.
Parliamo di sfide e difficoltà: quali sono le problematiche che nel tempo hanno segnato il Gruppo?
Il periodo delle acquisizioni delle altre famiglie è stato piuttosto difficile, ne siamo usciti con dei debiti e, come se non bastasse, appena dopo la seconda acquisizione, nella primavera del 1988, una notte si sviluppò un incendio in fabbrica: un grave problema da fronteggiare, ma ci siamo ritrovati il supporto e la benevolenza di tutti coloro che avevamo intorno, gli artigiani che lavoravano con noi ci hanno aiutato molto, tanto che da marzo ad agosto avevamo di nuovo lo stabilimento funzionante. Più di recente, ricordo il periodo 2011/2017 in cui abbiamo patito la crisi profonda dell’economia, con volumi ridotti di oltre il 30%. Un momento critico, in cui la famiglia ha unito le forze, investendo tutti i risparmi nell’attività, io e mio fratello in primis. Ci abbiamo creduto tutti fino in fondo, ottenendo così anche il sostegno degli Istituti di credito. Siamo ripartiti di slancio e negli ultimi anni stiamo spingendo molto per una netta espansione, infatti dal 2018 ad oggi abbiamo più che triplicato i volumi. Gli ultimi 4 anni sono stati davvero importanti e ci hanno dato soddisfazione.
Dalle sue parole trapela entusiasmo e molte ambizioni.
Sì, molte e sentite. Dallo stabilimento nuovo all’altro stabilimento da acquisire in Spagna, fino all’acquisizione dei centri di distribuzione che continua, siamo in movimento costante e non ci precludiamo nuove possibilità. Il fatto è che amiamo quello che facciamo, nonostante tutte le problematiche che possono presentarsi, e non abbiamo intenzione di fermarci o cambiare idea: noi vogliamo costruire fabbriche.
A proposito di cambiare: c’è qualcosa che cambierebbe se potesse tornare indietro?
Direi “ni”. Abbiamo fatto certamente alcune cose che non hanno funzionato, abbiamo avuto soci che ci hanno clamorosamente tradito e abbiamo commesso degli errori, ma c’era grande entusiasmo quando li abbiamo commessi! Con il senno di poi è ovvio che sarebbe diverso, ma va bene così.
Tornando al presente, avete mai pensato a strumenti di finanza innovativa?
Sì, abbiamo fatto un paio di incontri con professionisti che si sono interessati a noi. Non abbiamo intrapreso nessuna manovra finora, tuttavia stiamo valutando, cercando soluzioni per il lungo periodo, se per altre acquisizioni, se per rafforzamento in ambito governance di una delle due parti, non so ancora. Siamo all’inizio in questo, ma la finanza innovativa potrebbe essere uno strumento utile per prendere decisioni importanti.
Parliamo di valorizzazione del brand: strategie in questo senso?
Già da qualche anno, devo dire che qualcosa in tal senso abbiamo fatto: proprio con l’aiuto della generazione più giovane, più attenta a tali aspetti, vengono ad esempio utilizzati i social. Io non ne sono un fan ma ritengo che ormai sia fondamentale il loro supporto. Inoltre, i nostri centri di distribuzione, che si chiamano Ivas Store, rappresentano indubbiamente un notevole rafforzamento del marchio.
E cosa ci può dire riguardo a eventuali sinergie con altre imprese?
Dico che anche a questo ho pensato: ci sono alcuni gruppi internazionali che ci “sondano” e potrebbe essere un vantaggio per noi, spingendo molto di più in termini di internazionalizzazione. Potrebbe essere un’altra via da intraprendere: un’alleanza con un gruppo più importante del nostro, che ci potrebbe far fare un bel balzo in avanti. Siamo insomma “ad orecchie tese”, sempre disponibili a captare nuove soluzioni e nuovi metodi per fare sempre meglio. Tutto questo senza fretta, perché ad oggi comunque le cose stanno funzionando.
Infine, cosa pensa della possibilità di avviare nuove iniziative imprenditoriali?
Noi partecipiamo ad un club che è nato in Romagna: una sorta di incubatore che invita periodicamente delle Start Up, e noi soci del club le vediamo, le ascoltiamo. E naturalmente sono più i giovani ad essere attratti e affascinati da tutto ciò: direi che per il futuro non si può dunque escludere nemmeno questa opzione.