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Il Family Business inteso come bene collettivo

Intervista al CEO di Straccia Packaging

di Tonj Ortoleva

Settantaquattro anni di attività, almeno tre generazioni al vertice, una crescita ancora in corso alla ricerca di nuovi mercati e di idee innovative che rispettino l’ambiente. Possiamo sintetizzare così la mission del Gruppo Straccia che ha nella Straccia Packaging l’impresa di riferimento, a cui poi fanno capo tutta una serie di altre aziende che vanno dagli imballaggi (core business di famiglia) all’energia passando per il turismo. Al vertice c’è il general manager Pietro Straccia, catapultato alla guida dell’azienda 8 anni fa, all’età di 28 anni. Il giovane imprenditore si è ritrovato da un giorno all’altro dall’Università alla gestione di una grande azienda, con enormi responsabilità, il peso delle decisioni e i destini di molte famiglie a cui l’azienda dà lavoro. Sotto la sua guida però si sono registrate importanti acquisizioni, una diversificazione del business e in questa intervista annuncia ulteriori investimenti per 20 milioni di euro in arrivo.

Quella della Straccia Packaging è la storia di una evoluzione continua: qual è il ruolo di Pietro Straccia in questo family business?

La Straccia Packaging è un’azienda interamente di proprietà della mia famiglia dalla sua fondazione. Io ho preso le redini quando avevo 28 anni, otto anni fa. L’azienda è stata fondata dal mio omonimo Pietro Straccia, mio nonno, nel 1948 ha iniziato con l’obiettivo di realizzare un imballo innovativo e resistente per l’industria ittica, settore molto importante nella regione Marche. La mia famiglia ha consapevolmente voluto che le generazioni che si succedevano avessero un ruolo nell’azienda, così da creare un costante mix tra esperienza e innovazione.

Proprio l’innovazione è uno dei capisaldi inseguiti dalla Straccia Packaging e sotto la sua guida ha avuto un nuovo slancio.

 Da sempre l’azienda Straccia ha deciso di puntare sulla tecnologia investendo su macchinari leader nel settore della trasformazione e sulla formazione e professionalità del suo capitale umano. Abbiamo un team di consulenti, tecnici e ingegneri molto valido che è sempre alla ricerca di soluzioni all’avanguardia soprattutto nel packaging e negli altri settori in cui il gruppo si è sviluppato. In questo senso sì, il mio è stato un apporto credo importante. Nel 2019 abbiamo acquistato le quote della Nakuru Srl con cui produciamo l’innovativo NAKPACK”.

Di cosa si tratta?

È uno speciale imballaggio che garantisce la spedizione in sicurezza di materiali fragili come ad esempio le bottiglie di vetro. Immagini i vini pregiati: se va fatta una spedizione intercontinentale, il produttore ha bisogno della garanzia che il prodotto arrivi a destinazione sano e salvo. Nakpack è in grado di dare questa certezza. Si tratta infatti di un nuovo ed innovativo sistema di imballaggio progettato per le spedizioni di bottiglie in vetro, garantito dai crash test effettuati in laboratorio secondo i più rigidi standard internazionali. Con l’acquisto della Nakuru e la promozione di Nakpack abbiamo conquistato molti mercati esteri garantendoci una crescita importante anche durante la pandemia.

Qual è stato l’ostacolo più grande incontrato da Pietro Straccia, salito a 28 anni al timone del Family Business?

Di certo quello di dover dimostrare di non essere solo ‘il figlio di’ ma di esser capace di gestire e migliorare l’azienda di famiglia. Il mio passaggio generazionale è stato anticipato dalla malattia di mio padre. Ho cercato comunque di farmi trovare pronto. Perché gestire la Straccia Packaging non vuol dire solo avere portare avanti il nome della famiglia ma gestire un’azienda che dà lavoro a molte persone ed è una realtà per il nostro territorio. Amo pensare all’azienda come a un bene collettivo.

Durante la pandemia, nel primo lockdown, la Straccia è stata al centro delle cronache per aver dato un sostanzioso bonus ai propri dipendenti che hanno lavorato senza sosta nonostante i rischi di contagio. La pandemia come ha cambiato la Straccia Packaging e i suoi business? E la guerra in corso che conseguenze sta avendo?

Il mondo è stato stravolto: quello che conoscevamo nel 2019 non esiste più. Per quanto ci riguarda la cosa più difficile, oggi, è gestire i costi delle materie prime che sono schizzati alle stelle. Lo scenario per tutti è mutato, in peggio. Enormi difficoltà per reperire materie prime, export in flessione, prospettive di crescita naturalmente modificate. È un problema, non solo per noi e il nostro settore. Di certo ci attendiamo una gestione migliore anche da parte della politica. Non si può vivere solo di sussidi e interventi spot. C’è bisogno di strutturare riforme che siano utili a creare lavoro e a renderlo stabile nel tempo.

Abbiamo parlato di Nakpack, ma l’attenzione della Straccia Packaging nel diversificare il business si orienta anche in altre realtà. Come nel turismo. Perché questa scelta?

Siamo alla ricerca costante di nuovi settori in cui crescere e creare occupazione e ricchezza per il territorio. Il Karma Resort di San Benedetto del Tronto è una realtà importante e presto ad essa si aggiungeranno altre sedi.

Innovazione ma anche rispetto per l’ambiente, caratterizzano la vostra gestione manageriale, giusto?

 Esattamente. La Straccia Packaging è attenta e sensibile al rispetto ambientale e alla salvaguardia del nostro pianeta. Utilizziamo energia verde per il completo fabbisogno grazie all’installazione di due Impianti fotovoltaici completamente integrati sugli oltre 20.000 metri quadri di capannoni. In pratica siamo autonomi e questo ci sta aiutando molto in questa fase di aumento dei prezzi dell’energia. Noi riusciamo a tamponare molto bene. E poi la realizzazione di stampe ad alta definizione utilizzando inchiostri ad acqua quindi non inquinanti.

Quali sono le sfide future di Pietro Straccia e dell’azienda?

Vorrei poter consolidare ancor di più la nostra posizione sul mercato cercando sempre di innovare. Il team grafico e quello di ricerca sono continuamente aggiornati per essere sempre un passo avanti. Nell’immediato futuro stiamo progettando nuovi investimenti per circa 20 milioni di euro.Vogliamo consolidare i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi in quanto siamo molto legati al nostro territorio.

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